Mag
20
2015

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Autarchia in terrazzo

La permacultura è un movimento che parte dall’agire quotidiano, quindi dal basso, promuovendo l’utilizzo sostenibile del paesaggio e della terra. È volta ad un benessere duraturo nelle generazioni sia in termini prettamente materiali (cibo, energia, fibre…) che in termini psicologici. Il termine deriva dall’inglese “permaculture”, una contrazione sia di “permanent agriculture” sia di “permanent culture”. E’ un insieme di varie discipline – principalmente agricoltura e zootecnia, selvicoltura, biologia, architettura e ingegneria, ma anche economia, sociologia, filosofia, psicologia e pratiche meditative – basato sull’autosufficienza, l’autoregolazione, la sostenibilità e la salvaguardia ambientale. Tra queste, l’agricoltura ha un ruolo fondamentale. Lo stesso Bill Mollison, che conio il termine “permacultura” negli anni ’70, affermava che “una cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile ed un’etica dell’uso della terra”. Sebbene sia un movimento che parte in piccola scala e sembrerebbe abbastanza circoscritto, la permacultura ha in sé varie sottodiscipline che vanno dalla gestione forestale alla coltivazione di piante erbacee e arboree, dalla gestione sostenibile degli animali alla promozione dell’economia di sussistenza e del baratto.

 

Quello che personalmente mi ha sempre colpito di più è però la permacultura urbana, mirata a produrre del cibo nelle aree urbane e a promuovere l’efficienza e l’autoproduzione energetica. Proprio perché parte dal privato e dalla propria casetta, è qui, più che in tutti gli altri settori della permacultura, che sorprende la fantasia e l‘estrosità delle soluzioni adottate. Al contrario del ritorno alla natura sul modello idealistico dei figli dei fiori, la permacultura è estremamente concreta e pragmatica. Molti movimenti anglosassoni di permacultura partono infatti dal motto “grow food, not lawn” (coltivate cibo, non prati), cioè prevedono proposte per reintrodurre la produzione di cibo nelle aree urbane, sostituendo le piante ornamentali con specie eduli.

 

Da vari siti su web, è possibile trarre innumerevoli spunti per progettare e gestire un piccolo orto casalingo. Indipendentemente dallo spazio disponibile e dalla disponibilità economica, si può anelare alla propria fetta di autarchia alimentare. Il tutto sta nel cominciare ed ed essere predisposti a tentare, senza aver paura di commettere errori. Un orto in città, magari sul proprio terrazzo, porta innumerevoli vantaggi. Prima di tutto, potrete produrre cibo sano per voi stessi; poi c’è il benessere psico-fisico che deriva dal fare un po’ di attività motoria e di godere della soddisfazione di vedere crescere i propri ortaggi. Anche a livello di collettività, un orto sul terrazzo ha i suoi lati positivi: una macchia verde nel cemento allieta la vista e allo stesso tempo raffredda l’ambiente a causa della traspirazione delle piante (oltre a far innervosire il vicino antipatico che odia le piante). E, a livello ecologico, un orto urbano è un rifugio e un riparo per molti animali; non potete immaginare quanti (sempre per la gioia del vicino antipatico di cui sopra).

 

Non voglio dilungarmi troppo sulle definizioni e quindi vi mostrerò un esempio molto pratico di permacultura urbana; il mio. Non sono all’altezza del signor Gaetano Bruno, che ha ricreato in modo strabiliante la costiera amalfitana su un terrazzo di Torino, e sono ancora agli inizi ma, nel mio piccolo, vi dimostrerò quello che si può fare.

 

Procediamo per gradi.

 

1. L’acqua. È la cosa più importante. Su un terrazzo di solito ci sono grondaie per le acque piovane. Invece di sprecare quest’acqua, che oltretutto è di ottima qualità in quanto priva di sali, basta adattare una cisterna (nella foto, una cisterna di resina da 300 litri) alla raccolta di acqua piovana. Il coperchio, necessario per evitare l’evaporazione dell’acqua, è stato forato per favorire l’ingresso del tubo. Sul rubinetto si potrebbe anche adattare una pompetta per usare l’acqua direttamente da un tubo. Considerando il caldo di un terrazzo nei mesi estivi e l’elevata domanda di acqua per traspirazione ed evapotraspirazione, una riserva di acqua in più non guasta e rientra nell’ottica della sostenibilità e del risparmio delle risorse naturali, entrambi previsti in permacultura. Per l’utilizzo dell’acqua di acquedotto, è consigliabile un impianto d’irrigazione a goccia, che invia acqua direttamente all’apparato radicale delle piante, riduce le perdite per evaporazione ed evita un attacco di cuore alla vista della prima bolletta estiva. In poche ore di piogge moderate, il serbatoio si riempirà completamente. L’acqua accumulata è molto utile anche per pulire il terrazzo che, inevitabilmente, si sporca quando viene trasformato in orto. Conviene, alla lunga, acquistare un’idropulitrice. Dopo il primo investimento iniziale (non eccessivo), si risparmierà tantissima acqua.

 

02 - Tanica acqua

 

2. L’impalcatura. Anche qui ci sono varie soluzioni. Consideriamo che se decidiamo di usare grossi vasi (scelta che io consiglio), è meglio che siano sopraelevati e non poggiati direttamente sul terreno. Questo è utile sia per pulire meglio il terrazzo e sia per non spaccarvi le spalle. La scelta più sostenibile è quella di usare delle travi in acciaio perforate che di solito avanzano nei garage oppure sono abbastanza economiche. Mettendo vari pali, a struttura sarà leggera, stabile e non si curverà nemmeno con il vento perché la superficie traforata non oppone molta resistenza. La struttura è molto utile se volete fare arrampicare una vite selvatica o glicine, con funzione decorativa e coprente nei mesi estivi. Nei pomeriggi di luglio-agosto, infatti, le temperature nei vasi possono arrivare anche a 50-60°C, per cui è consigliabile un telone ombreggiante sull’impalcatura per evitare di bruciare le piante tanto faticosamente coltivate.

 

 

3. I contenitori. Qui c’è l’imbarazzo della scelta ma ricordatevi che siamo sempre nell’ambito del riciclo e del risparmio economico. Non compreremo quindi vasi da 100 euro l’uno, più consoni a giardini giapponesi con ciliegi in fiore e fiori di loto. Come semplici contenitori, si possono usare anche gli economici recipienti di plastica nera Ikea che trapanerete alla base o le cassette di legno dei fruttivendoli (ormai rarissime e costose, a quanto pare). Per i vasi veri e propri, invece, bisogna andarci cauti e sono sconsigliabili contenitori privi di un buon drenaggio e/o non traspiranti. In questo caso, è facile che le radici soffrano a causa per l’elevato calore o per il ristagno idrico. La scelta migliore è quella dei classici vasi marroni rettangolari in plastica, leggeri, non eccessivamente costosi e duraturi. Useremo invece i contenitori Ikea o altri contenitori per trasportare terreno, sfalci, residui di radici e compost. Volendo, i vasi si possono anche costruire con travi di legno e teli di varia natura ma, considerando che si tratta di un terrazzo e che dobbiamo evitare infiltrazioni e ristagni idrici (il vicino di sotto e le larve di zanzara ne sarebbero alquanto felici), meglio andare sui vasi. C’è anche l’alternativa di vasi di argilla, senza dubbio migliori, ma anche estremamente costosi, fragili e pesanti.

 

03 - Contenitori

 

4. Cosa piantare? Anche qui la scelta è ampia. Poiché la superficie, anche se mettete parecchi vasi, è comunque limitata, sono da sconsigliare tutte le specie che hanno un rapporto frutto/biomassa totale troppo basso (ad es. legumi). Rischiereste di sprecare troppo spazio e avere un minimo raccolto. Nonostante ciò, qualche sfizio potete togliervelo. Nelle foto in basso, scattate in primavera, potete vedere lattuga, cipolle, cicoria, barbabietole rosse, gli ultimi cavoli e le ultime rape, finocchi, i primi pomodori e qualche legume. Ogni stagione avrà il suo raccolto particolare, per cui seguirete i ritmi scanditi dalla natura e insieme avrete ortaggi a metro zero. Il terreno deve essere rigorosamente biologico e magari miscelato a stallatico (massimo 15%), con possibilmente un fondo di argilla espansa per evitare il ristagno idrico. Conviene partire di solito da piantine piuttosto che da seme. Il costo delle piantine non è elevato e partire da seme, soprattutto per alcuni ortaggi a foglia larga, a volte è anche antieconomico e richiede troppo tempo e troppe cure. Dopo l’investimento iniziale di terreno, ricordate che il successivo terreno sarà quasi completamente prodotto dal compost (punto 8). Ogni tanto, se necessario, si potrà ricorrere ad una concimazione azotata, soprattutto in primavera e in autunno.

 

04 - Piante

 

5. Altre colture. Se vi rimane un angoletto libero, potete coltivate anche qualche pianta officinale (in foto erba cipollina, timo e salvia) o alberelli (questi meglio in vasi circolari posti a terra), o ancora piante resistenti ma al contempo molto utili, come l’aloe (in foto, Aloe arborescens). Potete approfittarne per mettere qualche pianta ornamentale ma ricordate che siete in regime di permacultura e quindi non bisogna avere troppi grilli per la testa.

05 - Piante 2

 

6. Il compost. Altro aspetto importante è il riciclo dei materiali di scarto. La biomassa vegetale di scarto, anche di un piccolo orto, può essere elevata e, miscelata con scarti che finirebbero nell’immondizia (bucce di frutta, residui di verdure, gusci di uova, fondi di caffè, bustine di the, ecc.), diventa una ottima base di partenza per la produzione di compost. Potrete aggiungere anche le radici triturate delle piante che volete sostituire e recuperare così prezioso terreno. Soprattutto perché gli scarti di un orto hanno un rapporto carbonio/azoto ottimale, per cui diventa terreno abbastanza velocemente. I residui di terreno che rimangono legati alle radici possono essere trinciati e mischiati insieme al resto, fornendo così uno starter naturale di batteri e funghi saprofiti che cominciano a demolire tutto. Senza entrare nel merito del processo, i vostri residui odoreranno prima di frutta e verdura, poi di immondizia, in seguito di letame e infine di terra. A quel punto, il compost è diventato humus. Quest’ultimo ha tanti vantaggi: è un concime ricco di carbonio, azoto e fosforo, rende soffice il terreno e ne migliora la struttura (è quindi un ammendante), trattiene più acqua quando non piove, contiene miliardi di microorganismi (molti di quali con effetti antibiotici conto i fitopatogeni, altri con un’azione promotrice della crescita delle piante) e altri ancora. Per trinciare, si può usare una trituratrice elettrica, molto comoda perché sminuzza tutto (eccetto materiale molto duro) in piccoli pezzi. A parità di volume, i piccoli pezzi offrono una superficie maggiore all’attacco microbico e quindi il compostaggio è più veloce ed efficace. Per contenere il compost, si può acquistare una compostiera (ce ne sono di varie dimensioni; per una famiglia di quattro persone basta e avanza una di 300 litri) oppure, con un po’ di pazienza, potete costruirvela. Vi sorprenderete quanto presto si riempirà e quanti rifiuti in meno produrrete. Nei mesi estivi, quando il metabolismo batterico è elevato, rivoltandolo ogni tanto con una zappetta, il compost sarà pronto in 3-4 mesi. In questo modo riciclate tutto e non buttate via niente, producendo nuovo suolo in situ e risparmiando sul terriccio comprato.

 

07- Compost

 

7. Oasi di biodiversità. Oltre che per voi, il vostro orto è un toccasana anche per le specie di passaggio. Nel mio caso, non è inusuale vedere coccinelle in quantità (benefiche perché carnivore), ragni vari, gechi, pipistrelli (attirati dagli insetti), tordi attratti dalle bacche e molto altro. Purtroppo arriveranno probabilmente anche cocciniglie ghiotte di limoni e olivi, nematodi che colpiscono le radici di pomodoro, larve di zanzare e cavolaie che depongono uova da cui fuoriescono voraci bruchi mangiafoglie. E’ normale che arrivino, dal momento che il vostro orto è privo di pesticidi, per cui i simpatici animaletti lo preferiscono (meglio il McDonald’s o l’attiguo Panificio del Gesù di Altamura?). Con pazienza, a mano o con rimedi naturali, anche questi si possono comunque tenere a bada.

06 - Ospiti

 

8. Soddisfazioni personali. L’orto in casa dà soddisfazioni perché vedere crescere la verdura e la frutta che hai curato dà un senso di pienezza. Voci narrano che negli stadi avanzati di soddisfazione, si può raggiungere il nirvana davanti ad un baccello di una pianta di pisello che cerca di arrampicarsi oppure ammirando il contrasto di colori di una foglia di barbabietola rossa. Soddisfazioni, poi, soprattutto in tavola, quando ti puoi fare un’insalata, un sugo fresco o le cime di rape con quello che hai raccolto. Con l’orto in casa si inquina di meno e il valore dei prodotti è quello che effettivamente vale, perché tiene in conto solo il lavoro personale e non i costi aggiuntivi, tra cui quelli ambientali (carburante per il trasporto, commercializzazione e pubblicità, concimi di sintesi e pesticidi, ecc.). Poiché però questo non è un blog per cuori infranti ed è esente da sentimentalismi, passiamo al punto 9.

 

08 - Soddisfazioni

 

9. I conti della serva. L’orto in terrazzo permette di risparmiare, anche se questo non è l’unico fine, come alcuni, sintonizzati su ben altre lunghezze d’onda, credono. Siccome i soldi non cadono dal cielo, facciamo un po’ di conti della serva relativi a un orto di 50 mq. Ricordate che molto del materiale elencato si può reperire gratis, che potete costruire qualcosa (ad es. la compostiera), e che si possono trovare buone offerte su internet (ad es. la trituratrice). Il costo di impianto quindi non è quello massimo perché molto probabilmente potrebbe essere di molto inferiore. E poi non è detto che dobbiate fare tutte le cose che ho elencato; conviene piuttosto cominciare in piccolo e per gradi. Considerando che un orto di 50 mq produrrà chili di ortaggi (facciamo una media di 100 kg/anno), ad un prezzo medio di 2 euro al kg (quelli degli equivalenti prodotti biologici arrivano anche al doppio), dovreste rientrare nei costi di gestione annuale in poco tempo. I costi iniziali invece sono da affrontare ma non mi sembrano eccessivi. E poi, volete mettere a soddisfazione, di cui sopra, e il piacere di mangiare verdura non contaminata! Tenete sempre in mente però che l’impegno e la curano devono essere costanti.

  Articolo Costo
Costi iniziali
Cisterna per acqua piovana (300 L) Circa 100 € o riciclata
Sistema automatico di irrigazione a goccia Circa 200 € (opzionale)
Impalcatura Max 300 € o ririclata
Terriccio universale Max 350 €
30-40 vasi in plastica (100×44×40 cm) Circa 450 €
Telone ombreggiante Circa 50 € (opzionale)
Trituratore Circa 150 € (opzionale)
Compostiera (300 L) Circa 50 € o costruita
Investimento totale iniziale 800-1550 €
 
Costi annuali
Consumo di acqua di rete Circa 150 € anno‒1
Piantine

Circa 100 € anno‒1
Suolo aggiuntivo Max 100 € anno‒1 (opzionale)
Investimento totale annuale 250-350 € anno‒1

 

10. Auguri per il vostro orto sul terrazzo!

COMMENTI 1   |   Scritto da Horty in:  Senza categoria |
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