Lug
10
2013

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Quanta strada nei sandali


Il sandalo è un’essenza estratta dagli alberi del genere Santalum, e in particolare dal Santalum album (da cui si estrae il pregiato profumo sandalo Mysore) e dal Santalum spicatum (o sandalo australiano, da cui si estrae un olio meno pregiato). Le specie di questo genere sono originarie dell’India meridionale, dell’Indonesia orientale e dell’Australia settentrionale, ma attualmente crescono anche nelle foreste tropicali e subtropicali di differenti zone con clima umido e piovoso. Una specie est africana è Osyris tenuifolia, appartenente alla stessa famiglia (Santalaceae) dei primi due. Infine, c’è l’Amyris balsamifera, o sandalo dell’India orientale, che ha un’origine botanica differente e appartiene alla famiglia delle Rutaceae.

L’olio essenziale di Santalum album viene utilizzato per produrre profumi, cosmetici, medicine e bastoncini di incenso. I composti che danno all’essenza di sandalo le sue peculiarità sensoriali sono un alcol terpenico a 15 atomi di carbonio (sesquiterpene) chiamato santalolo, un altro sesquiterpene (santalene), un’aldeide (furfurolo) e altri composti presenti a basse concentrazioni (curcumene, farnesene, e chetoni sesquiterpenici). E’ il durame (la parte legnosa interna non più vitale del tronco) degli alberi maturi (> 10 anni) a contenere oli essenziali. Questi, in ordine di abbondanza, sono: cis-α-santalolo (1), cis-β-santalolo (2), α-trans-bergamotolo (3) ed epicis-β-santalolo (4) (figura qui in basso).

 

 

Fonte: Jones et al. (2006)

 

L’olio è inoltre ricco i particolari trigliceridi, tra cui la triximeninina, che ha proprietà antipiretiche. L’olio di Santalum spicatum, sebbene meno costoso e pregiato, ha un bouquet più floreale e resinoso perché contiene quantità significative (5%) di farnesolo, dall’odore di rosa, e di bisabololo, che ricorda la camomilla. Infine, l’olio di Amyris balsamifera ha un odore più leggero e balsamico, dovuto alla presenza di valerianolo e eudesmoli, che ricordano l’odore di cedro, e a note piccanti per la presenza di alcuni sesquiterpeni, tra cui il β-bisabolene.

Curiosamente, all’essenza di sandalo è stata spesso attribuita una certa proprietà afrodisiaca per la nostra specie, in quanto funzionerebbe come feromone. Ora, non si sa bene se i feromoni nella nostra specie abbiano ancora efficacia, e se l’abbozzo dell’organo vomero-nasale, deputato alla loro ricezione, sia ancora attivo nell’uomo. Di sicuro però, il santalolo ricorda il profumo dell’androsterone, un ormone steroideo prodotto nei testicoli, nelle ovaie e nelle ghiandole surrenali, e che fungerebbe, oltre che da ormone endocrino, anche da feromone maschile. La somiglianza sarebbe attribuibile al fatto che la due molecole, sebbene chimicamente diverse (una un terpene ciclico, l’altra uno steroide), hanno una conformazione simile (vedi figura in basso) e i recettori-serratura per l’androstereone potrebbero finire per confondere il santalolo per la loro usuale chiave.

Santalolo                                                            Androsterone

 

La deformazione scientifica mi ha portato a testare l’odore dell’essenza su alcuni amici, ed effettivamente sembra che piaccia più alle donne che agli uomini, anche se i risultati non mi sembrano molto netti. In uno studio di aromaterapia che ha coinvolto alcune donne, è stato dimostrato che il profumo di sandalo abbia proprietà calmanti, e aumenti la capacità di gestione e la sensazione di benessere. Personalmente, mi piace molto.

 

Fonte: Sheen e Stevens (2001)

 

Un fatto che mette tutti d’accordo è invece che l’essenza di sandalo costa parecchio. La si può reperire più a buon mercato su internet, dove è anche possibile imbattersi in delle lontane imitazioni. Senza fare troppa pubblicità, esiste un buon sito italiano di profumi, dove è possibile acquistare il profumo o l’essenza a un prezzo ragionevole (entità sovrannaturale in foto).

 


Il Santalum album (o “chandan”) è un albero di medie dimensioni (8-12 m di altezza) sempreverde, dai fiori non profumati, che raggiunge la piena maturità a 60-80 anni. E’ una specie semi-parassita (come tutte le altre Santalaceae dei generi Arjona, Comandra, Exocarpus, Leptomeria, Myoschilos, Osyris, Quinchamalium, Santalum e Thesium) con foglie fotosintetizzanti ma che al contempo attacca gli ospiti mediante le sue radici. Le radici del sandalo, cioè, penetrano in quelle delle piante ospiti per assorbire nutrienti minerali. Gli organi di “suzione parassitaria” del sandalo, gli austori, sono elongazioni della radice principale. Se le giovani piante di sandalo non riescono ad attaccarsi alla pianta ospite nel primo anno – eccezionalmente nel secondo – dopo la germinazione, difficilmente riescono a sopravvivere.

La richiesta nel mercato internazionale di legno e olio di sandalo è stata ed è soddisfatta per l’80 -90% da piante provenienti dall’India. Tuttavia, la produzione di legno di sandalo è diminuita da 4000 tonnellate nel 1950 a 2000 tonnellate nel 1990, a circa 1000 tonnellate nel 1999. La grave carenza di approvvigionamento e lo squilibrio della domanda ha portato alla chiusura di diverse industrie in India e in altri paesi asiatici. Per questi motivi, il sandalo una specie in pericolo e, da qui, i forti sforzi per la piantumazione, la salvaguardia e la non semplice micropropagazione.

Tra tutte le specie appartenenti alle Santalaceae, Santalum album ha il più alto contenuto di olio (circa 6%, ma può eccezionalmente arrivare all’8-12%). La resa in olio di questa specie varia però parecchio in base all’età degli alberi (sconsigliati quelli < 8 anni), alle condizioni di crescita, alla presenza o meno di stress biotici e abiotici, alla specie ospite, al genotipo, ecc. Il calcolo approssimativo della resa in olio si fa con questa equazione (r = 0.87, P < 0.01):

Resa in olio = 42.803 · proporzione di durame nel legno – 0.4501

Infine, una curiosità etimologica. Il nome sandalo (santalum in latino) deriva dal persiano chandal (a sua volta derivante dalla radice indo-europea chand-, “brillare”, “splendere”, ancora oggi presente ad esempio in parole come “candido”, “candeggina”). Il legno prezioso e profumato era probabilmente adoperato per costruire un elegante calzatura muliebre. Essa consisteva in una suola, la cui estremità posteriore era incavata per ricevere il tallone, con la parte superiore del piede scoperta: praticamente il nostro moderno sandalo!



Grazie a loro, ho scritto:


Andreas Th. Kreipl, Wilfried A. König. (2004) Sesquiterpenes from the east African sandalwood Osyris tenuifolia. Phytochemistry 65:2045–2049

Ariane Erligmann (2001) Sandalwood oils The International Journal of Aromatherapy, Vol. 11, no. 4

Christopher G. Jones, Emilio L. Ghisalberti, Julie A. Plummer, Elizabeth L. Barbour (2006) Quantitative co-occurrence of sesquiterpenes; a tool for elucidating their biosynthesis in Indian sandalwood, Santalum album. Phytochemistry 67:463–2468

Janelle Sheen, John Steves (2001) Self-perceived effects of sandalwood. The International Journal of Aromatherapy, Vol. 11, no. 4

Sanjaya, Bagyalakshmi Muthan, Thrilok Singh Rathore, Vittal Ravishankar Rai (2006) Micropropagation of an endangered Indian sandalwood (Santalum album L.). J For Res 11:203–209

Yandi D. Liu, Robert B. Longmore, Michael R. Boddy, John E.D. Fox (1997) Separation and Identification of Triximenynin from Santalum spicatum R. Br. JAOCS, Vol. 74, no. 10

Dizionario etimologico online. http://www.etimo.it/

http://www.profumo.it/index.htm

Human Metabolome Database Version 3.5. http://www.hmdb.ca/metabolites/HMDB00031

Santalum spicatum. http://en.wikipedia.org/wiki/Santalum_spicatum

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