Gen
12
2014
0

Runner’s plants

 

Il mondo della corsa è ampio e variegato. Si comincia per gioco, per perdere un po’ di peso, per fuggire temporaneamente da ossessionanti moglie e fidanzate, i più poetici per senso di libertà e per necessità di aria pura, qualcuno per raggiungere un certo benessere psico-fisico. Con il tempo la situazione cambia: correndo si viene notati da qualcuno e si viene inevitabilmente coinvolti in gruppi più o meno estemporanei di maschi alfa accompagnati da femmine sparute ma agguerrite e da qualche maschio subordinato solitario e silenzioso. Tra i maschi alfa, che corrono solitamente in coppia o in gruppi di massimo tre-quattro individui, la competizione è alta e i discorsi si fanno specialistici e sempre più oscuri ai neofiti. E’ infatti qui che si parla di scarpe performanti, di gel energizzanti, di creme anti-sfregamento per capezzoli e inguine, di maratone da finire sotto le tre ore prima dell’inesorabile sopraggiungere della mezza età, di tessuti drenanti e orologi satellitari, di diete proteiche e glucidiche a seconda dei momenti. Tra gli alfa, l’umorismo è proibito o visto male, nella migliore delle ipotesi poco compreso, la battuta è quasi sempre sarcastica e spesso a sfondo sessuale; anche la femmina più femmina finisce per somigliare sempre più, sia di fisico che di pensiero, a un maschio. E’ inutile dire che il mio ruolo simil-autistico si manifesta anche in questo campo e che davanti al mare o immerso nella musica maniacalmente selezionata del walkman mi dimentico facilmente delle prestazioni e delle persone, a volte anche di correre. La mia situazione atleticamente patetica ha un risvolto positivo perché è quando fatico fisicamente che i miei pensieri si associano più facilmente, forse per una elevata dose di endorfine endogene o per la fatica che obnutila i centri superiori del pensiero. In queste situazioni, quelle che lavorano sono le piante, quelle dei piedi però. Eppure, anche nella corsa, gli organismi vegetali c’entrano.

I sei articoli di ispirazione vegetale che propongo al runner 2014 sono i seguenti.

 

1)             Artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens DC. ex Meisn., 1840), appartenente alla famiglia delle Pedaliaceae, quella del sesamo per intenderci. Utile al runner per due motivi principali. Il primo è ben noto: le radici essiccate hanno sostanze (harpagosidi e simil-cortisonici) con proprietà anti-infiammatorie e anti-reumatiche; efficaci contro tendiniti e contusioni, dolori di schiena, torcicollo, sciatica e altri usuali compagni del corridore. I semi sono rivestiti da una capsula bi-cornuta che si uncina alle gambe degli inconsapevoli animali, da cui il nome comune di questa pianta. In questo modo, la distribuzione dei semi è assicurata. Il runner utilizza la stessa tattica di aggancio quando indossa le fasce catarifrangenti a caviglie e polsi, in modo da farsi vedere nelle ore serali dagli runners auto-muniti. Chi ha copiato chi è facile immaginarlo.

 01.Artiglio del diavoloFonti: http://charlotteblogs.wordpress.com/2010/11/02/wednesday-november-3-2010-bizarre-botanicals/devils-claw/; “L’Enciclopedia delle Erbe”; Richard Mabey; Zanichelli (1990).

 

2)             Sempre in tema di ganci e agganci, Xanthium (L. 1753), un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae (margherite e affini), dall’aspetto di piccole erbe dalle tipiche infiorescenze spinose. Il frutto ovoide è ricoperto e avvolto dall’involucro indurito e uncinato (sono le brattee dell’involucro del capolino femminile) e contiene due soli semi; alla sua sommità sono presenti due rostri appuntiti e diritti o ricurvi in vari modi. Anche in questo caso, i frutti contenenti i semi sono trasportati sul pelo di mammiferi o sulle penne degli uccelli e sono dispersi lontano dalla pianta madre. Si tratta quindi di un caso di commensalismo, in cui la pianta trae beneficio mentre l’inconsapevole trasportatore non è influenzato né positivamente né negativamente. Nel 1941 un ingegnere svizzero, Georges de Mestral, notò che le sue calze di lana e la giacca e la pelliccia del suo cane sono stati coperti con frutti di Xanthium dopo una passeggiata nel bosco. Osservandoli al microscopio, notò centinaia di ganci che si attaccavano alle fibre e al pelo, soprattutto se questi si avvolgevano in piccoli anelli. Nel 1948, de Mestral duplicò in nylon questa struttura gancio/anello in nylon e la chiamò velcro. Da allora (e soprattutto dopo la scadenza del brevetto, cioè dal 1978), il velcro è stato usato per fabbricare centinaia di oggetti, dai vestiti alle valvole cardiache. Il runner lo utilizza in svariati modi: dalle chiusure di maglie e giubbotti impermeabili ai sostegni per borracce e altri accessori presenti su cinture.

02.Velcro

  Fonti: (sin) http://it.123rf.com/photo_9612485_macro-della-filiale-xanthium-xanthium-con-baccelli-spinosi-isolata-on-white.html; (dx) http://www.kalenji-running.com/it-IT/cintura-modulare-2x115ml-8236918#popin-product-zoom-container

 

3)      I runners seri di solito non indossano indumenti di cotone o altri tessuti zuppi di sudore che evaporando raffredda fortemente il corpo, né indumenti di plastica impermeabili che non fanno evaporare il sudore e creano cappe di umidità tra pelle e capo. E’ allora che entrano in gioco tessuti seri come il CLIMACOOL® e il Dri-FIT®, tanto per citare i brevetti di due famose marche. I dettagli sono tenuti ancora nascosti ma si sa che questi indumenti allontanano l’umidità dal corpo spostandola verso la superficie del tessuto, dove poi può facilmente evaporare. Il risultato è che la pelle rimane asciutta. Inoltre, i tessuti più elaborati offrono anche una protezione esterna contro gli ultravioletti di livello minimo (UV-A) e schermano all’interno gli infrarossi (calore) emesso dal corpo, che rimane così più caldo, creando una specie di micro effetto serra. La struttura tridimensionale del tessuto limita infine il contatto superficiale con la pelle per ridurre l’aderenza dovuta al sudore e mantenere uno spazio di aria tra il corpo e il capo. Il brevetto trae spunto da alcune nanotecnologie ispirate dalla foglia di loto (Nelumbo spp.), considerata la superficie biologica più idrofobica finora scoperta, in grado di non bagnarsi mai e di riflettere le radiazioni ultraviolette per via della struttura dell’epidermide e della composizione dello strato ceroso superficiale. Le foglie del loto agiscono come una pompa per spostare il vapore acqueo dagli specchi d’acqua su cui crescono alla superficie esterna della foglia, come appunto i tessuti che ho descritto sopra. La differenza è che a proteine e carboidrati strutturali si sostituiscono poliestere e nylon.

 

03.Loto Fonti: (sin) Kingdom of Plants, a Journey Through Their Evolution; Will Benson; Collins (2012); (dx) http://www.nike.com

 

4)      Tra i materiali del runner più esigente non può mancare il caucciù, un materiale idrocarburico polimerico ottenuto dall’estrazione del lattice di alcune piante, soprattutto l’Hevea brasiliensis, un’euforbiacea originaria dell’ Amazzonia ma coltivata anche in Indonesia, nella penisola malese e nello Sri Lanka. Il lattice viene estratto praticando incisioni diagonali nella corteccia dell’albero. Da ogni incisione, che si estende per un terzo o circa metà della circonferenza del tronco, si ricavano circa 30 ml di lattice. Le migliori scarpe da running sono quasi interamente composte da questo materiale. Il caucciù fa anche parte dei gel presenti in alcuni scomparti della scarpa (es. tallone e face laterali del piede) e che conferiscono una maggiore elasticità, spinta in avanti e aderenza a terra. I poveri mortali si devono accontentare della gomma ottenuta da derivati del petrolio, che non ha però le stesse proprietà di elasticità e viscosità.

 

04.CaucciùFonti: (sin) Jan-Pieter Nap – Creative Commons A-SA, (dx) http://www.asics.it/

 

5)      Per percorsi lunghi, diciamo oltre i 20 km, le tasche del runner moderno contengono misteriosi gel. La loro efficacia è testimoniata da alcuni runners mentre altri non si pronunciano; per altri ancora, gli effetti non ci sono o sono comunque impercettibili. Ai confini tra il lecito e l’illecito, tra il tossico e il lassativo, con un colore tra l’evidenziatore Stabilo e il rifiuto nucleare, e dai gusti disgustosi che ricordano pseudo-agrumi (e per i più sfortunati coca cola), questi gel hanno in realtà una composizione abbastanza standard. Di solito contengono sciroppo di fruttosio (da mais), sciroppo di glucosio (da mais), maltodestrine (da mais), addensanti, acidificanti, aminoacidi semplici, conservanti, aromi, alcune vitamine (tipo B1, B2, B5, B6, PP e C), a volte caffeina. Diciamo che sono una bella bomba glucidica di zuccheri a lenta (fruttosio), veloce (glucosio) e velocissima (maltodestrine) assimilazione, con pizzichi di aminoacidi e vitamine, la cui assimilazione lenta rende però difficile un beneficio immediato. In particolare, le maltodestrine sono polimeri costituiti da molecole di glucosio ordinate in catene più o meno lunghe. Questa struttura è tale da renderla in grado di essere digerita e assorbita molto rapidamente, anche più velocemente dello zucchero comune (saccarosio). A me fanno lo stesso effetto delle gelées alla frutta, che sono molto più buone ma costano di più e occupano più spazio. Ho provato questi gel e, dopo i 15 km, mi danno energia per almeno 4-5 km di corsa per poi tornare affaticato e disperato come prima. Giusto per notizia e non per terrorismo da principio di precauzione: come avviene per quasi tutte le merendine e i prodotti commerciali, sciroppo di fruttosio, sciroppo di glucosio e maltodestrine sono estratte da mais OGM.

05.Mais

I gel di matodestrine prodotti a partire dal mais.

6)      FANS. Non sono tifosi panzuti invidiosi e indiavolati né tifose tardone che vi aspettano all’arrivo per baciarvi sulla bocca, ma dei Farmaci Anti-infiammatori Non Steroidei, una classe di farmaci dall’effetto anti-infiammatorio, analgesico ed antipiretico spesso utili prima – ma soprattutto dopo – la corsa, per lenire i vari dolori. Pomate, unguenti, compresse sciroppi e compagnia bella contenenti FANS sono disponibili sul mercato. Tra i medicinali più conosciuti ci sono Aspirina, Vivin C, Voltaren, Toradol, Moment, Buscofen; Oki, Momendol, ecc. ecc. I salicilati (come l’acido acetilsalicilico) sono stati per la prima volta isolati dalla corteccia del salice (Salix spp.), altri sintetizzati in laboratorio. Il meccanismo d’azione dei FANS è molto simile: bloccano in maniera più o meno reversibile il sito di legame di due enzimi, la cicloossigenasi 1 e 2 (COX-1 e COX-2), inibendo così la sintesi delle prostaglandine, mediatori chimici del dolore nei processi dovuti alle infiammazioni. Inutile dire che alleviano i sintomi ma non le cause; inoltre, a lungo andare, hanno effetti lesivi sulle mucose gastrointestinali.

Tra i vari lenitivi del dolore, ci sono rimedi più lievi ma a volte altrettanto efficaci, come pomate all’estratto di aloe vera (Aloe barbadensis Miller) per i piedi, unguenti al mentolo (estratto dall’olio essenziale della menta piperita e rinfrescante a causa dell’elevata volatilità) e pomate anti-sfregamento all’olio di oliva (Olea europea L.) o di palma (Elaeis spp.) per proteggere le parti delicate.

 

Ora, come dice il mio presidente, non vi rimane che smazzare e sputare sangue.

 

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