Ago
28
2009
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Fragno


 

Le camminate pugliesi di qualche settimana fa hanno riservato sorprese che pian piano sto realizzando, aiutato anche dalle foto della mia Olympus – che devo dire dà soddisfazioni. Quando ho rivisto le foto mi sono imbattuto in due belle foto di fragni monumentali, una specie che non avevo mai visto prima.

Il fragno (Quercus trojana) è una delle undici querce pugliesi, che prima ricoprivano (sigh!) tutta la Murge e l’alto Salento, ma è diffusa dai Balcani alla Turchia. Non è stata riscontrata in altre regioni Italiane fuorché in Puglia e Basilicata (Matera). Perché in Puglia? Ma perché cresce bene sulle pareti calcaree che subiscono i fenomeni carsici, creando una serie di ambienti particolari, in simbiosi con piante, funghi e animali. Inoltre, è una specie che richiede anche caldo e terreni rossi ben umificati, freschi e profondi (esigente, la piccola).
Ha un fusto cilindrico che si ramifica solo a tre cinque metri di altezza ed è ricoperto da una corteccia dapprima liscia e poi molto fessurata e rugosa. E’ una quercia semi-sempreverde, con foglie oblunghe coriacee, lucide, dai margini seghettati. Quando seccano rimangono attaccate all’albero fino alla primavera, quando le foglie nuove fanno cadere quelle vecchie. Il portamento e le foglie lo fanno assomigliare un po’ al leccio – altra quercia ma con foglie a margine non segmentato – mentre la ghianda ricorda quella del cerro (altra quercia 2) perché è piuttosto grossa, racchiusa in una grande arillo, molto spesso e spinoso. Persino le foglie, così caratteristiche per le piante adulte, sono profondamente lobate (come avviene nella roverella o nel cerro ad esempio) nelle piante più piccole, ma questa caratteristica si perde con l’età.

Era considerata la quercia sacra per eccellenza dalle popolazioni pre-romane che vivevano in Puglia, forse per via delle dimensioni ragguardevoli degli esemplari più vecchi (anche 20 metri! Vedi foto). E’ legata alle tradizioni popolari, ai paesaggi della Puglia interna e all’oriente, da cui proviene ed in cui è più diffusa (Grecia settentrionale, ex Jugoslavia meridionale e Macedonia). Questo avveniva nel Miocene superiore, quando la Puglia era unita ai balcani perché l’Adriatico si era ritirato. L’epiteto “trojana” non è offensivo, ma deriva dal fatto che Philipp Webb descrisse la specie, su esemplari campionati nella Troade. Questo trova riscontro nel testo dell’Iliade, dove il fragno era descritto come albero sacro a Zeus.

Da quanto detto, il fragno è interessante perché è un “mix” di varie altre specie di querce, già di per sé interessate da fenomeni di ibridazione intra-generica che rendono difficile, sia geneticamente che fenotipicamente, l’individuazione delle singole specie di querce.

Visto l’importanza ecologica e la rarità delle sue formazioni relitte, riporto quanto è stato descritto, per una futura gestione e per la salvaguardia di queste uniche ed eccezionali formazioni, dal “Progetto LIFE99 NAT/IT/006279” del Ministero dell’Ambiente.

 

Grazie a loro, ho scritto:


“Flora d’Italia” di S. Pignatti 1982
“Alberi e arbusti in Italia” di M. Ferrari e D. Medici, Edagricole 2003
“Monti e boschi” Edagricole
“Elementi di fitosociologia” di A. Pirola, CLUEB 1999

 

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