Giu
30
2023
0

Ara Pacis

 

L’Ara Pacis, conosciuta anche come Altare della Pace, è un antico monumento romano situato a Roma, Italia. Fu commissionata dall’imperatore Augusto e fu costruita tra il 13 e il 9 a.C. per commemorare la sua vittoriosa campagna in Gallia e Spagna. L’Ara Pacis è costituita da un altare all’aperto circondato da un recinto di marmo. Il monumento è stato progettato con uno stile architettonico sofisticato e riccamente decorato. Le pareti del recinto sono adornate da raffigurazioni scolpite che rappresentano scene di divinità, processioni e membri della famiglia imperiale. Il tema principale rappresentato sull’Ara Pacis è quello della pace e della prosperità che Augusto ha portato all’Impero Romano. Le decorazioni includono scene di sacrifici religiosi e celebrazioni, nonché allegorie di abbondanza e fertilità. L’altare stesso era utilizzato per offrire sacrifici agli dei per garantire la continuità della pace e dell’armonia. L’Ara Pacis è stata scoperta nel 1568, ma è stata danneggiata e nascosta per molti secoli. Nel corso degli anni, sono state effettuate varie opere di restauro per preservare e ricostruire il monumento. Nel 2006, è stata completata la costruzione di un nuovo edificio per ospitare l’Ara Pacis, offrendo una protezione adeguata e permettendo ai visitatori di ammirarne la bellezza e l’importanza storica. Oggi, l’Ara Pacis è diventata una delle attrazioni turistiche più importanti di Roma ed è considerata uno dei migliori esempi dell’arte e dell’architettura romana. È un simbolo dell’era augustea e della sua ricerca di pace e stabilità all’interno dell’Impero Romano.

I pannelli scolpiti dell’Ara Pacis rappresentano principalmente temi legati alla glorificazione di Augusto, all’ideologia dell’Età dell’Oro e alla promozione della pace e della prosperità sotto il suo regno. I pannelli scolpiti dell’Ara Pacis sono importanti per la loro qualità artistica e per il loro significato storico e politico. Rappresentano un’esaltazione del potere e della leadership di Augusto e la sua visione di un impero pacifico e prospero. L’Ara Pacis presenta anche decorazioni a motivi floreali che adornano i pannelli scolpiti e le cornici degli inserti di marmo. Questi motivi floreali sono un elemento significativo dell’estetica complessiva dell’Ara Pacis e contribuiscono alla sua bellezza artistica. I motivi floreali presenti sull’Ara Pacis includono ghirlande di fiori, foglie, frutta e altre forme vegetali intrecciate. Questi elementi sono spesso combinati con le rappresentazioni delle figure umane e divinità presenti nelle scene scolpite. I motivi floreali sono sia ornamentali che simbolici. Esteticamente, aggiungono un tocco di eleganza e raffinatezza alle composizioni scultoree. Simbolicamente, possono rappresentare la fertilità, l’abbondanza e la rinascita associati alla pace e alla prosperità che Augusto cercava di promuovere nell’Impero Romano. Questi motivi floreali si inseriscono nell’ideologia dell’Età dell’Oro promossa dall’Ara Pacis, che enfatizza l’armonia con la natura e l’idea di un regno pacifico e rigoglioso. Inoltre, gli elementi floreali contribuiscono a creare un senso di gioia e allegria nella rappresentazione complessiva dell’altare. I motivi floreali dell’Ara Pacis dimostrano l’attenzione al dettaglio e la maestria artistica degli scultori dell’epoca romana e aggiungono un elemento di delicatezza e bellezza alla monumentale struttura dell’altare.

In particolare, il fregio a girali dell’Ara Pacis, un bassorilievo a soggetto vegetale tra i più grandi mai realizzati nel mondo classico, rappresenta su ogni lato dell’altare lo sviluppo di un’unica pianta che trae origine da un ceppo di acanto centrale. L’unica pianta è tuttavia costituita da decine di differenti specie vegetali, in continua e reciproca metamorfosi, che oggi costituiscono solo una parte di quelle che animavano – con steli, fusti, calici, corolle, foglie, pistilli, bacche e cirri – il fregio integro. Questa struttura complessa, unitaria e molteplice al tempo stesso, si imposta su una logica di sviluppo spiraliforme, che oggi definiremmo “frattale”, e che disciplina un movimento naturale altrimenti caotico. Ciò ben si accorda sia all’osservazione della natura, in cui questa logica è ricorrente, che al messaggio generale, di ricchezza e varietà, ma anche di ordine, veicolato nel suo insieme dal fregio. Nella sua parte alta questa entità vegetale culmina in palmette, simbolo di vittoria, affiancate a cigni in volo, uccelli sacri ad Apollo, nume tutelare di Augusto. Il fregio venne ricomposto nel 1938 a partire da una quantità di lastre e frammenti di ogni forma e dimensione, che risultarono coprire circa la metà della superficie realizzata in antico. Dalla ricomposizione così operata restavano esclusi oltre cento frammenti, di modeste proporzioni ma in qualche caso recanti parti significative del fregio. Alcuni di questi frammenti vengono oggi riproposti all’interno di un rilievo fatto eseguire da Giuseppe Moretti a ricomposizione ultimata. Qui in basso alcune illustrazioni delle specie vegetali raffigurate nel fregio.

 

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Mag
31
2023
0

Fossili da piante

 

I fossili vegetali sono resti conservati di organismi vegetali del passato che forniscono importanti informazioni sulla storia evolutiva delle piante, sull’ambiente in cui vivevano e sull’evoluzione del clima sulla Terra. Questi fossili ci aiutano a comprendere come le piante si sono adattate alle diverse condizioni ambientali nel corso del tempo e come siano cambiate nel corso di milioni di anni. Sono inoltre un’importante fonte di informazioni per i ricercatori che studiano la paleobotanica, la paleoecologia e l’evoluzione delle piante. Attraverso l’analisi dei fossili vegetali, i ricercatori possono infatti ricostruire l’aspetto delle piante estinte, la loro distribuzione geografica, la composizione delle comunità vegetali del passato e le relazioni tra piante e animali. Inoltre, i fossili vegetali possono fornire indizi sul clima nel passato, poiché le piante sono sensibili ai cambiamenti climatici e alle variazioni ambientali. Ad esempio, l’analisi dei tipi di piante fossilizzate in una determinata area può rivelare informazioni sul clima e sull’ambiente che esisteva in quel luogo milioni di anni fa.

La formazione dei fossili vegetali (fossilizzazione) richiede condizioni particolari affinché le parti vegetali possano essere conservate nel corso del tempo. In generale, i fossili vegetali si formano attraverso processi di fossilizzazione come la carbonizzazione, la pietrificazione e l’impronta. La carbonizzazione si verifica quando le piante morte vengono sepolte in sedimenti ricchi di carbonio, come fango o torba, che impediscono la decomposizione e permettono la conservazione della struttura cellulare. La pietrificazione avviene quando minerali come il silicio o il calcio si infiltrano nei tessuti vegetali, sostituendo gradualmente la materia organica e conservandone la forma. L’impronta si verifica quando le piante lasciano una traccia o un’ombra sulle rocce circostanti, come nel caso delle foglie che cadono su uno strato di fango e vengono successivamente coperte da sedimenti.

Di seguito sono descritti alcuni dettagli sui processi di formazione di un fossile vegetale:

Morte della pianta. Quando una pianta muore, può essere sepolta sotto sedimenti come sabbia, fango o cenere vulcanica. Questa sepoltura rapida, e il conseguente isolamento dalla decomposizione, sono fondamentali per la formazione di un fossile.

Deposizione di sedimenti. Nel corso del tempo, ulteriori strati di sedimenti si accumulano sopra la pianta sepolta, aumentando la pressione sulla pianta e favorendo il processo di fossilizzazione. Questi sedimenti possono provenire da depositi fluviali, maree o eruzioni vulcaniche.

Compressione e decomposizione parziale. La pressione esercitata dai sedimenti sopra la pianta sepolta contribuisce a comprimerla. Nel corso del tempo, l’acqua e altri composti chimici presenti nel suolo possono infiltrarsi nella pianta e iniziare a sostituire gradualmente i materiali organici con minerali come la silice o il carbonato di calcio. Questo processo è noto come permineralizzazione.

Pietrificazione. Nel corso di milioni di anni, i materiali organici della pianta si decompongono completamente, lasciando un’impalcatura minerale che riproduce fedelmente la struttura originale della pianta. La pianta può essere completamente sostituita da minerali come la silice, il calcare o l’opale, conservandone la forma e i dettagli.

Erosione e esposizione. Nel corso di periodi di tempo ancora più lunghi, gli strati di sedimenti che contengono il fossile vegetale possono essere sollevati a causa dei movimenti tettonici della crosta terrestre o dell’erosione causata da agenti atmosferici come il vento e l’acqua. Ciò può portare all’esposizione del fossile in superficie o alla sua scoperta durante scavi geologici.

È importante notare che il processo di formazione di un fossile vegetale richiede condizioni particolari, come l’immersione rapida e la sepoltura della pianta in sedimenti, che sono relativamente rare. Il processo di fossilizzazione richiede condizioni eccezionali per preservare i resti delle piante nel tempo geologico. Pertanto, i fossili vegetali sono relativamente poco comuni rispetto ai fossili di organismi con parti dure, come scheletri di animali o conchiglie di molluschi. Le ragioni principali sono le seguenti:

Struttura cellulare. Le piante hanno una struttura cellulare diversa rispetto agli animali. Le pareti cellulari delle piante sono spesso costituite da materiali organici resistenti come la cellulosa, che è meno facilmente conservata nel processo di fossilizzazione rispetto alle strutture dure come le ossa degli animali.

Decomposizione. Le piante sono più suscettibili alla decomposizione rispetto agli animali, anche perché spesso prive di gusci e scheletri, e più ricche di acqua. Una volta morte, una pianta può degradarsi rapidamente attraverso l’azione di batteri, funghi e altri organismi decompositori. Questo processo può impedire la formazione di fossili.

Habitat di deposizione. I resti degli animali tendono ad essere concentrati in determinati habitat di deposizione. come sedimenti marini, laghi o zone paludose, che sono più favorevoli alla fossilizzazione. Al contrario, i resti vegetali possono essere dispersi in una varietà di ambienti terrestri dove la fossilizzazione è meno comune.

Mobilità. Gli animali possono spostarsi attivamente, consentendo loro di raggiungere zone in cui la fossilizzazione è più probabile. Le piante, invece, sono ancorate al suolo e non possono muoversi, quindi sono più soggette a rimanere in luoghi in cui la fossilizzazione è meno probabile.

Nonostante queste ragioni, ci sono ancora numerosi fossili vegetali che sono stati scoperti e studiati dai ricercatori, e questi fossili ci forniscono importanti informazioni sulla storia e l’evoluzione delle piante sulla Terra.

I fossili vegetali includono una vasta gamma di resti, come foglie, fusti, radici, semi e polline. Le foglie fossilizzate sono tra i fossili vegetali più comuni e possono fornire informazioni dettagliate sulla morfologia, la struttura delle venature e l’adattamento delle piante all’ambiente. I fusti fossilizzati possono rivelare informazioni sulla crescita delle piante, la struttura dei tessuti e la presenza di strutture specializzate come spine o tralci. Le radici fossilizzate possono fornire dettagli sul sistema radicale delle piante e sulla relazione con il suolo. I semi fossilizzati ci permettono di studiare le strategie riproduttive delle piante e le modalità di dispersione dei semi. Infine, il polline fossilizzato, chiamato polline fossile, è uno strumento essenziale per lo studio della paleobotanica, in quanto può fornire informazioni sulla distribuzione delle piante nel passato e sull’evoluzione delle comunità vegetali.

Nel dettaglio, le parti delle piante che possono andare incontro a fossilizzazione sono principalmente le seguenti:

Radici. Le radici delle piante possono fossilizzarsi se vengono sepolte in sedimenti, come sabbia o fango, che impediscono la decomposizione. Nel corso del tempo, i minerali presenti nelle acque sotterranee possono sostituire gradualmente i tessuti delle radici, formando un fossile.

Tronchi e rami. I tronchi e i rami delle piante possono fossilizzarsi in circostanze simili alle radici. Se seppelliti in sedimenti e protetti dalla decomposizione, possono subire un processo di mineralizzazione in cui i minerali si infiltrano nelle cellule vegetali, preservando la struttura originale.

Foglie. Le foglie possono fossilizzarsi se cadono in ambienti sedimentari e vengono rapidamente coperte da strati di sedimenti. In alcune circostanze, le foglie possono essere compresse e lasciare un’impronta, nota come impronta fogliare, che si fossilizza nel tempo.

Polline. Il polline prodotto dalle piante può fossilizzarsi in sedimenti acquatici o terrestri. Il polline fossilizzato, chiamato palinoflora, può fornire importanti informazioni sulla distribuzione passata delle piante e sull’evoluzione della flora.

Semi e frutti. Alcuni semi e frutti delle piante possono fossilizzarsi se sono seppelliti in condizioni favorevoli. La fossilizzazione dei semi può fornire informazioni sulla dispersione delle piante e sulle antiche strategie riproduttive.

Ecco alcuni esempi di fossili vegetali:

Lepidodendron. Questo genere di alberi fossili era comune durante il periodo Carbonifero, circa 350 milioni di anni fa. Avevano tronchi alti e diritti con una corteccia a scaglie. I fossili di Lepidodendron sono spesso ben conservati e mostrano dettagli come i segni delle foglie.

Calamites. Questi fossili fanno parte di un genere di piante simili ai moderni equiseti (code di cavallo). Sono stati comuni durante il periodo Carbonifero e il Permiano, circa 300-250 milioni di anni fa. I fossili di Calamites consistono in tronchi cavi, segmentati e spesso ramificati.

Glossopteris. Questa specie di conifera è stata una delle più importanti del periodo Permiano e del Triassico, circa 250-180 milioni di anni fa. Era una pianta a foglia larga, simile a una felce o a una pianta conifera. I fossili di Glossopteris sono stati fondamentali per sostenere la teoria della deriva dei continenti di Alfred Wegener.

Araucaria. Sono piante che esistono ancora oggi, ma ci sono anche fossili di Araucaria risalenti a milioni di anni fa. Questi alberi hanno una forma caratteristica con foglie aghiformi e fusti diritti. I fossili di Araucaria sono stati trovati in diverse parti del mondo.

Sigillaria. Questi alberi erano comuni durante il periodo Carbonifero. Avevano tronchi alti e sottili con un motivo caratteristico di cicatrici a forma di diamante sulla corteccia. I fossili di Sigillaria sono spesso ben conservati e possono mostrare anche dettagli delle radici.

Cycadeoidi. Questi fossili rappresentano una famiglia di piante simili alle moderne cicadi. Sono stati comuni durante il periodo Mesozoico, circa 250-65 milioni di anni fa. I fossili di Cycadeoidi hanno foglie palmate e tronchi spesso con cicatrici fogliari distintive.

Questi sono solo alcuni esempi di fossili vegetali, ma il registro fossile contiene una vasta gamma di piante che testimoniano la storia evolutiva delle piante sulla Terra.

Riconoscere i fossili vegetali può essere un’attività affascinante e coinvolgente. Ecco alcuni suggerimenti su come identificare i fossili vegetali:

Forma e struttura. I fossili vegetali possono avere forme e strutture diverse. Ad esempio, alcune foglie fossili possono apparire simili alle foglie delle piante attuali, ma potrebbero essere più grandi o avere caratteristiche leggermente diverse. È necessario osservare attentamente la forma delle strutture fossili e confrontarle con quelle delle piante attuali.

Dettagli anatomici. Serve esaminare i dettagli anatomici dei fossili vegetali, come le venature delle foglie o la disposizione dei tessuti. È possibile utilizzare una lente d’ingrandimento o un microscopio per osservare meglio i dettagli. Alcuni fossili vegetali potrebbero mostrare caratteristiche uniche che li distinguono dalle piante attuali.

Strutture riproduttive. Si possono cercare eventuali strutture riproduttive nei fossili, come semi, frutti o coni. Queste strutture possono fornire indizi importanti sulla specie vegetale a cui il fossile apparteneva.

Tessitura e colore. Può essere utile osservare la tessitura e il colore dei fossili vegetali. Alcuni fossili possono conservare la struttura cellulare o i pigmenti originali, che possono fornire informazioni sulla composizione chimica o sulla natura delle piante fossili.

Contesto geologico. È necessario considerare il contesto geologico in cui sono stati trovati i fossili vegetali. Ad esempio, alcuni tipi di fossili vegetali sono più comuni in determinati periodi geologici o in specifici tipi di depositi, come torbe, ligniti o giacimenti di carbone.

Consultare esperti. Se si hanno dubbi sull’identificazione di un fossile vegetale, è necessario consultare esperti o paleobotanici. Questi ricercatori hanno conoscenze specializzate nella classificazione e nell’identificazione dei fossili vegetali e possono fornire assistenza nell’identificazione di fossili complessi.

L’identificazione accurata dei fossili vegetali può richiedere conoscenze approfondite e una certa esperienza. Si possono anche visitare musei di storia naturale o partecipare a escursioni paleontologiche guidate per apprendere di più sulla paleobotanica e migliorare le capacità di identificazione.

I fossili vegetali sono quindi dei testimoni preziosi della storia evolutiva delle piante e dell’evoluzione del nostro pianeta. Attraverso lo studio di questi fossili, i ricercatori sono in grado di comprendere meglio l’adattamento delle piante all’ambiente, l’evoluzione delle comunità vegetali e l’impatto dei cambiamenti climatici sulla flora passata. Continuando a esaminare e analizzare i fossili vegetali, possiamo quindi acquisire una migliore comprensione di come le piante si sono sviluppate nel corso del tempo e di come possiamo proteggere e preservare la diversità vegetale, oggi più che mai minacciata dall’uomo.

Qui in basso, alcune foto mie di fossili vegetali calcarei fotografati al Centro di Lamalunga, presso il parco archeologico di Altamura (BA).

 

Grazie a loro, ho scritto:

Collinson, M.E. (2017). Fossil Plants: A Practical Guide to the Identification of Plant Remains in the Geological Record. The Natural History Museum.

Falcon-Lang, H.J., & Bashforth, A.R. (Eds.). (2019). Fossils as Tools for Decoding the Earth’s Climate History: Deep-Time Insights from Terrestrial Organic Matter. Geological Society of America.

Falcon-Lang, H.J., & Gibling, M.R. (Eds.). (2020). Plant Life on the Move: Dispersal and Migration in Fossil Record. Geological Society of London.

Gee, C.T., & Bouchal, J.M. (Eds.). (2018). Reading and Writing of the Fossil Record: Preservational Pathways to Exceptional Fossilization. Paleontological Society Papers.

Jaramillo, C., & Dilcher, D.L. (Eds.). (2019). From Greenhouse to Icehouse: The Marine Eocene-Oligocene Transition. The Paleontological Society Papers.

Krings, M., Harper, C.J., Cúneo, N.R., & Rothwell, G.W. (Eds.). (2018). Transformative Paleobotany: Papers to Commemorate the Life and Legacy of Thomas N. Taylor. Indiana University Press.

Rothwell, G.W., & Erwin, D.M. (2018). Paleobotany and the Evolution of Plants. Cambridge University Press.

Smith, S.Y., & Stockey, R.A. (Eds.). (2019). Advances in Plant Paleogenomics: Methods and Protocols. Springer.

Spicer, R.A. (Ed.). (2021). Plant Fossil Record and Climate Change. Wiley.

Taylor, T.N., Taylor, E.L., & Krings, M. (2018). Paleobotany: The Biology and Evolution of Fossil Plants. Academic Press.

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Apr
30
2023
0

Un semplice esperimento

 

L’avocado, o Persea americana, è una pianta originaria del Messico e del Centro America. È una specie appartenente alla famiglia delle Lauraceae, che include anche la cannella e l’alloro. L’avocado è una pianta sempreverde che può crescere fino a 20 metri di altezza, ma generalmente viene coltivata come un albero da frutto che raggiunge un’altezza di 6-8 metri. Ha foglie ovali e lucide, e produce fiori piccoli e verdastri che crescono in grappoli. Il frutto dell’avocado è una grande drupa sferica o a forma di pera, che può pesare da poche centinaia di grammi fino a oltre un chilogrammo. La buccia del frutto può essere di colore verde scuro, viola o nero, mentre la polpa interna è di colore verde chiaro e ha una consistenza cremosa e burrosa. L’avocado è ricco di grassi sani, vitamine e minerali ed è spesso utilizzato come alimento o ingrediente in molti piatti. L’avocado è una specie molto apprezzata in tutto il mondo per il suo sapore unico e la sua versatilità in cucina. Viene utilizzato per preparare guacamole, insalate, sandwich, salse, frullati e molti altri piatti. Inoltre, l’avocado è anche considerato un superfood grazie alla sua alta concentrazione di nutrienti benefici per la salute, come acidi grassi essenziali, antiossidanti e fibre.

Dal punto di vista evolutivo, appartiene all’ordine delle Eumagnolidi, che include parecchi generi di dicotiledoni, come anche di monocotiledoni. Questo gruppo include molte specie con alcune caratteristiche primitive che condividono con monocotiledoni basali: verticilli di parti floreali in tre parti (trimeri), polline monosulcato/uniaperturato e fiori apocarpici. Molte di queste eumagnoliidi sono aromatiche e comprendono, ad esempio, i generi Lindera (pimento), Piper (pepe), Cinnamomum (cannella), Aniba (da cio l’olio di bois-de-rose) e Sassafras (con il suo olio insetticida profumato). Un’altra pianta utile di questo gruppo è appunto la Persea, cioè l’avocado.

L’avocado è una specie che preferisce un clima caldo e secco, ma può sopravvivere in diverse condizioni climatiche. La pianta ha un sistema radicale poco profondo e diffuso, che le permette di assorbire l’acqua e i nutrienti da un’ampia area del suolo. L’avocado è inoltre una pianta dioica, ovvero ha piante maschili e femminili separate. La fioritura avviene in primavera e l’impollinazione può essere effettuata dal vento o dagli insetti. Può essere riprodotto per seme o per innesto. La riproduzione per seme richiede più tempo per la crescita della pianta rispetto all’innesto, ma permette di ottenere una varietà di piante con caratteristiche diverse. L’innesto, invece, permette di avere piante più produttive e resistenti alle malattie. L’avocado può essere innestato su diverse radici di piante della stessa famiglia delle Lauraceae. Va tenuto presente che la maggior parte degli alberi di avocado che si trovano nei frutteti commerciali sono propagati per innesto, che garantisce una crescita più rapida e una maggiore produttività rispetto alla riproduzione per seme. In generale, è una pianta resistente e vigorosa, che richiede cure adeguate per crescere e produrre frutti di alta qualità. Le condizioni ambientali, la fertilizzazione e l’irrigazione sono tutti fattori che possono influire sulla salute e sulla produttività delle piante di avocado.

Dopo aver mangiato un avocado, spesso ci dispiace buttarne via il seme, così bello, grande e lucido. Sul web e sui manuali di giardinaggio potete trovare tanti modi per riprodurre la pianta da seme. Tutti questi metodi sono generalmente definiti semplici, ma tanto semplici poi non sono. Se va a buon fine, però, otterrete tante bellissime piantine che potete usare come piante di appartamento o è possibile travasarle in vasi più grandi per avere degli alberelli. Potete trovare una buona guida nel video qui in basso (e nelle figure, tratte da esperimenti casalinghi):


 


L’avocado è un frutto altamente apprezzato per il suo sapore unico, la sua versatilità in cucina e il suo valore nutrizionale. Grazie a queste caratteristiche, questo frutto è diventato un alimento molto popolare in tutto il mondo, sia tra i consumatori che tra i produttori, con un alto valore commerciale. Non può essere però coltivato in Italia (tranne che in alcune zone della Sicilia) principalmente a causa delle condizioni climatiche. L’avocado è originario delle regioni tropicali e subtropicali del Centro e Sud America, dove le temperature sono costantemente elevate e l’umidità è alta. In Italia, invece, il clima è molto diverso, con inverni freddi e estati relativamente fresche, che non sono adatte alla coltivazione dell’avocado. Il più rilevante ostacolo alla diffusione dell’avocado è, infatti, rappresentato dalle temperature minime assolute: valori che vanno da −1 a −4 °C possono, infatti, compromettere lo sviluppo della pianta o, addirittura, determinarne la morte in funzione dei tempi di esposizione. Inoltre, l’avocado non riesce ad essere soddisfatto dalle precipitazioni autunno-vernine dei nostri climi e ha un elevato fabbisogno idrico, compreso tra 7.000 e 12.000 m3/ettaro annui, in funzione delle temperature stagionali, concentrato nei mesi primaverili ed estivi. Quindi richiede moltissima acqua, per cui non è così sostenibile dal punto di vista ambientale. Infine, l’avocado richiede anche un terreno ben drenato e ricco di sostanze nutritive, cosa che non è facilmente reperibile in molte parti dell’Italia. Anche se ci sono alcune zone in Italia che hanno un clima e un terreno più simili a quelli delle zone di origine dell’avocado, la coltivazione rimane difficile a causa della presenza di malattie e parassiti che attaccano la pianta. Per questi motivi, l’Italia importa l’avocado da altri paesi dove è coltivato con successo, come il Messico, il Perù e l’Australia.

L’avocado è un frutto molto importante dal punto di vista nutrizionale e culinario. Ecco alcune delle ragioni per cui l’avocado è così apprezzato.

Valore nutrizionale. L’avocado è ricco di grassi sani, fibre, vitamine (come la vitamina C, la vitamina K e la vitamina B6) e minerali (come il potassio e il magnesio). In particolare, gli acidi grassi monoinsaturi presenti nell’avocado possono aiutare a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue e a migliorare la salute del cuore.

Versatilità in cucina. L’avocado può essere utilizzato in molte ricette diverse, sia dolci che salate. La sua polpa cremosa e burrosa si presta bene alla preparazione di salse, guacamole, insalate, sandwich, frullati e molto altro ancora.

Sostenibilità. La coltivazione dell’avocado può essere meno impattante sull’ambiente rispetto ad altre colture intensive. Inoltre, ha una buona conservabilità, il che significa che può essere trasportato e conservato per lungo tempo senza perdere di qualità.

Economicità. la coltivazione dell’avocado è una fonte importante di reddito per molti agricoltori in tutto il mondo. Inoltre, questo frutto è diventato un ingrediente molto popolare nei ristoranti e nei negozi di alimentari, il che ha contribuito ad aumentarne la domanda e il prezzo sul mercato.

 

L’avocado è un ingrediente molto versatile in cucina e può essere utilizzato in molte preparazioni diverse. Ecco alcune delle ricette più comuni a base di avocado:

Guacamole. Il guacamole è una salsa a base di avocado originaria del Messico. Si prepara schiacciando la polpa di avocado e mescolandola con cipolla, pomodoro, coriandolo, peperoncino e limone o lime. Il guacamole può essere servito come antipasto o come condimento per tacos, burritos e altri piatti messicani.

Insalata di avocado. L’insalata di avocado è un’alternativa fresca e leggera alla classica insalata verde. Si prepara mescolando la polpa di avocado con pomodori, cetrioli, lattuga e altri ingredienti a piacere. Si può condire con una semplice vinaigrette o con una salsa più elaborata.

Toast di avocado. Il toast di avocado è diventato molto popolare negli ultimi anni. Si prepara spalmando la polpa di avocado su una fetta di pane tostato e condendo con sale, pepe, succo di limone e altri ingredienti a piacere (come uova, bacon, formaggio o pomodori secchi).

Salsa di avocado. La salsa di avocado è una salsa cremosa e delicata che si può utilizzare per condire carne, pesce, insalate o patatine. Si prepara frullando la polpa di avocado con panna acida, aglio, cipolla, lime e altri ingredienti a piacere.

Frullati di avocado. I frullati di avocado sono una deliziosa e nutriente colazione o merenda. Si preparano frullando la polpa di avocado con latte, yogurt, frutta fresca o surgelata e altri ingredienti a piacere. Si può dolcificare con miele, zucchero o sciroppo d’acero.

 

Queste sono solo alcune delle preparazioni culinarie a base di avocado. In generale, l’avocado si presta bene a molte ricette diverse, sia dolci che salate, e può essere utilizzato per creare piatti gustosi e salutari. Ora tocca voi sbizzarrirvi con nuove ricette!

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Mar
01
2023
0

Soil art

Nel 2018 ho scritto un articolo sulle relazioni tra arte e piante (qui) dopo aver camminato lung la Via di Francesco. Sono passati già 5 anni! Questo mese invece mi dedicherò alle relazioni tra arte e suolo. Lo spunto mi è venuto dalla visita al bellissimo museo di belle arti di Tel Aviv in Israele.

Cominciamo.

 

L’identità dell’arte israeliana è stata sempre legata al luogo e al frutto del suo suolo: un territorio privo di confini fissi, uno spazio simbolico, sacro, ansiogeno, infuso della sacralità della terra. L’articolo di questo mese rivisita l’idea della Terra Promessa e del suo suolo con alcuni interrogativi che vengono richiamati: cosa promette la terra come elemento materiale prima di diventare un luogo di residenza, un possesso eterno o un luogo di conflitto? Le opere che vedremo si fondano sulla bellezza della solidità, sugli strati di tempo che si depositano su una singola pietra. Si sforzano di trovare il posto semplice e indiscutibile di un materiale modellato a mano.

Vedere queste opere significa essere circondati dai due movimenti distinti associati al suolo: il lavoro e il riposo, la verticale e l’orizzontale. Si percepisce anche la resistenza del materiale duro, familiare a chiunque abbia mai provato a scalpellare una pietra o a incidere il legno. La disintegrazione delle particelle di materia terrosa nell’incontro tra terra, aria e acqua attirerà l’attenzione sulla capacità dell’opera d’arte di possedere qualità antitetiche: allo stesso tempo dura e tenera, pesante e senza peso. La natura unica delle opere formate con i materiali della terra e il suo aspetto sono legati alle qualità e ai poteri unici della terra, del suolo: la sua capacità di evocare sogni di conquista, l’oscurità delle sue profondità, le sue zolle friabili da cui germoglia la vita. Sulla materia terrosa aleggiano questioni più ampie associate al luogo: il desiderio e la fuga, il possesso e l’espropriazione in questa Terra Promessa.

Procediamo dunque!

Käthe Ephraim Marcus
1892 Wroclaw – 1970 Ramat Gan
Lavoratori in campo, primi anni ‘30
Olio su tela

 

Joshua Neustein
1940 Gdansk – 1994 Israel
Acciaio

 

Fatma Shanan
1986 Julis
Autoritratto con sfondo verde II, 2019
Olio su tela

 

Asaf Ben-Zvi
1953, Kfar Yehezkel
Falena, 1989
Olio su tela

 

Il duo di artiste ceramiche Nora e Naomi ha lavorato insieme dal 1962 al 1999. Si sono conosciute al Dipartimento di Ceramica della Scuola di Arti e Mestieri di Bezalel, a Gerusalemme, e hanno aperto uno studio di ceramica già prima della laurea, creando vasi di ceramica utilitaria che sono stati venduti, tra l’altro, alla casa di moda israeliana Maskit. Contemporaneamente si sono specializzate nel restauro di ceramiche e hanno partecipato a scavi archeologici. Il loro passaggio alla scultura, a partire dagli anni ’70, è stato caratterizzato da un riferimento alla natura locale e all’archeologia, influenzato dall’arte astratta.
La scultura Drooped Wing è costituita da una coppia di ali staccate e perpendicolari l’una all’altra. Le due ali sono identiche, una rivolta verso il suolo e l’altra verso il cielo. L’immagine delle ali è legata all’aria, mentre il materiale di cui sono fatte, l’argilla nera, ha origine nella terra. L’ambiziosa scultura di Nora e Naom è ancorata a una profonda conoscenza tecnica, che ha permesso loro di spingersi oltre i confini del materiale per creare sculture in ceramica di grandi dimensioni. In quanto coppia di artisteunica nel panorama artistico locale, sono identificate come ceramiste nel campo dell’arte e come scultrici nel campo della ceramica.

 

Michael Gross
1920, Tiberias – 2004, Even Yehuda
Senza titolo, 1976
Olio su iuta

 

Ruth Dorrit Yacoby
1952, Moshav Arbel – 2015, Arad
Donna un cuore di fuoco in mano, 1994-97
Tecnica mista su legno

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