Mar
01
2023
0

Soil art

Nel 2018 ho scritto un articolo sulle relazioni tra arte e piante (qui) dopo aver camminato lung la Via di Francesco. Sono passati già 5 anni! Questo mese invece mi dedicherò alle relazioni tra arte e suolo. Lo spunto mi è venuto dalla visita al bellissimo museo di belle arti di Tel Aviv in Israele.

Cominciamo.

 

L’identità dell’arte israeliana è stata sempre legata al luogo e al frutto del suo suolo: un territorio privo di confini fissi, uno spazio simbolico, sacro, ansiogeno, infuso della sacralità della terra. L’articolo di questo mese rivisita l’idea della Terra Promessa e del suo suolo con alcuni interrogativi che vengono richiamati: cosa promette la terra come elemento materiale prima di diventare un luogo di residenza, un possesso eterno o un luogo di conflitto? Le opere che vedremo si fondano sulla bellezza della solidità, sugli strati di tempo che si depositano su una singola pietra. Si sforzano di trovare il posto semplice e indiscutibile di un materiale modellato a mano.

Vedere queste opere significa essere circondati dai due movimenti distinti associati al suolo: il lavoro e il riposo, la verticale e l’orizzontale. Si percepisce anche la resistenza del materiale duro, familiare a chiunque abbia mai provato a scalpellare una pietra o a incidere il legno. La disintegrazione delle particelle di materia terrosa nell’incontro tra terra, aria e acqua attirerà l’attenzione sulla capacità dell’opera d’arte di possedere qualità antitetiche: allo stesso tempo dura e tenera, pesante e senza peso. La natura unica delle opere formate con i materiali della terra e il suo aspetto sono legati alle qualità e ai poteri unici della terra, del suolo: la sua capacità di evocare sogni di conquista, l’oscurità delle sue profondità, le sue zolle friabili da cui germoglia la vita. Sulla materia terrosa aleggiano questioni più ampie associate al luogo: il desiderio e la fuga, il possesso e l’espropriazione in questa Terra Promessa.

Procediamo dunque!

Käthe Ephraim Marcus
1892 Wroclaw – 1970 Ramat Gan
Lavoratori in campo, primi anni ‘30
Olio su tela

 

Joshua Neustein
1940 Gdansk – 1994 Israel
Acciaio

 

Fatma Shanan
1986 Julis
Autoritratto con sfondo verde II, 2019
Olio su tela

 

Asaf Ben-Zvi
1953, Kfar Yehezkel
Falena, 1989
Olio su tela

 

Il duo di artiste ceramiche Nora e Naomi ha lavorato insieme dal 1962 al 1999. Si sono conosciute al Dipartimento di Ceramica della Scuola di Arti e Mestieri di Bezalel, a Gerusalemme, e hanno aperto uno studio di ceramica già prima della laurea, creando vasi di ceramica utilitaria che sono stati venduti, tra l’altro, alla casa di moda israeliana Maskit. Contemporaneamente si sono specializzate nel restauro di ceramiche e hanno partecipato a scavi archeologici. Il loro passaggio alla scultura, a partire dagli anni ’70, è stato caratterizzato da un riferimento alla natura locale e all’archeologia, influenzato dall’arte astratta.
La scultura Drooped Wing è costituita da una coppia di ali staccate e perpendicolari l’una all’altra. Le due ali sono identiche, una rivolta verso il suolo e l’altra verso il cielo. L’immagine delle ali è legata all’aria, mentre il materiale di cui sono fatte, l’argilla nera, ha origine nella terra. L’ambiziosa scultura di Nora e Naom è ancorata a una profonda conoscenza tecnica, che ha permesso loro di spingersi oltre i confini del materiale per creare sculture in ceramica di grandi dimensioni. In quanto coppia di artisteunica nel panorama artistico locale, sono identificate come ceramiste nel campo dell’arte e come scultrici nel campo della ceramica.

 

Michael Gross
1920, Tiberias – 2004, Even Yehuda
Senza titolo, 1976
Olio su iuta

 

Ruth Dorrit Yacoby
1952, Moshav Arbel – 2015, Arad
Donna un cuore di fuoco in mano, 1994-97
Tecnica mista su legno

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