Lug
31
2020
0

Passione estiva

Passiflora edulis: le strutture uniche di questo intricato fiore, che mi ricordano una rotatoria stradale o una pista di atterraggio per astronavi, sono visitate da numerosi impollinatori tra cui api, pipistrelli, vespe e colibrì (foto: Benson, 2012).

 

La proliferazione e l’evoluzione degli animali esercita una pressione selettiva sulle piante. La maggior parte delle piante richiede, infatti l’ausilio degli animali per la dispersione dei loro semi e l’impollinazione dei fiori. Nel corso di milioni di anni di evoluzione, gli animali hanno sviluppato importanti relazioni con le piante, dando vita a una rete interdipendente di specie vegetali e animali – insieme a numerose specie di funghi e microrganismi – che spesso dipendono le une dalle altre per la loro sopravvivenza. In linea di massima, in tutti gli habitat della biosfera terrestre, gli animali hanno trovato il modo di utilizzare le piante come fonte di cibo e di riparo e, a loro volta, le piante si sono evolute per utilizzare molte specie di animali per impollinare e disperdere i loro semi, nonché per avere protezione e cibo. Queste relazioni di coevoluzione tra piante e animali selezionano le specie che possono sopravvivere in un determinato ambiente e contribuiscono a modellare l’evoluzione degli organismi viventi sul nostro pianeta, definendo quali specie si adattano e cambiano, e quali altre invece si estinguono. Cosa ancora più importante, lo studio delle relazioni tra piante e animali ci suggerisce che la biodiversità – cioè la totalità dei diversi organismi di piante e animali, i geni che contengono e le comunità che formano – deve essere preservata se vogliamo mantenere in salute e in stabilità l’ambiente del nostro pianeta. Nel tempo, l’evoluzione di nuove forme di fiori, alberi e arbusti crea nuove nicchie per far emergere nuove specie di animali. A sua volta la proliferazione e l’evoluzione degli animali aumenta la pressione selettiva sulle piante, favorendone la diversificazione. Cercare di comprendere la moltitudine di relazioni complesse che legano intrinsecamente questi organismi insieme è quindi un passo cruciale per garantire la conservazione di piante e animali.

Sfortunatamente, per alcune piante, non tutte le associazioni con gli animali sono desiderabili e spesso una relazione permanente tra una pianta e un animale può sfociare in un’ardua battaglia per la sopravvivenza. Cercando qua e là, ho infatti trovato che una tumultuosa corsa agli armamenti coevolutiva è stata dimostrata tra molte specie di passiflora (appartenenti all’ordine di piante esotiche Passifloraceae) – conosciute anche come fiori della passione o viti della passione – e le farfalle appartenenti al genere Heliconius (eliconidi).

Le varie specie di passiflora sono originarie prevalentemente dell’America centromeridionale. Il loro habitus è prevalentemente a vite/liana, ma alcune specie sono arbusti o addirittura alberi. Producono fiori regolari e solitamente vistosi, con una corolla molto caratteristica. Il fiore è pentamero e matura in un frutto indeiscente (passion fruit, maracujà, granadilla o frutto della passione) con numerosi semi immersi in una gelatina giallastra, dal profumo e sapore delicato (quello commestibile è solitamente a buccia viola a maturazione, frutto di Passiflora edulis). Il nome del genere, che significa “fiore della passione” (dal latino passio = passione e flos = fiore), fu attribuito dai missionari Gesuiti nel 1610 per la somiglianza di alcune parti della pianta con i simboli religiosi della passione di Gesù: i viticci alla frusta con cui venne flagellato, lo stilo tripartito ai chiodi, gli stami al martello, la raggiera della corolla alla corona di spine. La pianta è molto bella ed elegante, e ricorda il pisello, con cui infatti l’avevo scambiata inizialmente. Solo dopo aver visto che sopravviveva anche di inverno e si allungava sempre di più, mi era venuto il dubbio che fosse altro. Quella che ho sul mio terrazzo (foto in basso) deriva da semi che ho avuto in regalo da una mia amica, per cui non avevo idea di cosa sarebbe spuntato dal terriccio; ora è una bella pianta rampicante di due metri di altezza che dopo due anni mi ha donato due frutti.

 

Fiore, frutti, viticci e foglie di Passiflora edulis (foto: A. Sofo).

 

Ma torniamo alle interazioni pianta-animali nella passiflora. Le farfalle eliconidi vivono, come le piante che visitano, in America centrale e meridionale e, quando sono nella loro fase di bruco, si nutrono quasi esclusivamente di foglie di passiflora. Per difendersi, le foglie di passiflora producono glicosidi cianogeni e cianoidrine, potenti sostanze chimiche che le rendono sgradevoli alla maggior parte degli insetti. Ma ricordiamoci che qui siamo in piena corsa agli armamenti, per cui una specie l’eliconide zebrata (Heliconius charithonia) ha sviluppato una resistenza a queste sostanze chimiche in quanto la saliva dei loro bruchi ha un enzima che detossifica le difese chimiche della pianta, permettendo loro di banchettare tranquillamente sulle foglie di passiflora. Heliconius charithonia non si limita solo a tollerare queste sostanze chimiche, ma le sequestra attivamente nel suo corpo per creare tossine proprie, il che a sua volta la rende velenosa agli uccelli predatori quando si trova nello stadio di farfalla adulta. Per dare quindi alla loro progenie migliori possibilità di sopravvivenza, le farfalle femmine preferiscono deporre le loro uova sulle foglie passiflora in grappoli e linee perfette, in modo che abbiano una fonte immediata di cibo dopo la schiusa. Dal canto suo, per evitare che le loro foglie vengano decimate da centinaia di bruchi, la passiflora si è evoluta per sviluppando appendici gialle (stipole) su alcune delle sue foglie. Queste stipole assomigliano a uova mature di farfalla, con un mimetismo e una specificità sorprendenti (dimensioni, colore e disposizione delle uova sono infatti diverse per ogni specie di eliconide). Le farfalle femmine vengono ingannate perché si accorgono che altre farfalle hanno già deposto le uova, per cui la foglia è “occupata”, ed il gioco è fatto. Inoltre, sul retro delle foglie, sotto ogni stipola gialla, c’è anche una piccola ghiandola che produce nettare dolce per attirare formiche e vespe. Questi insetti predatori pattugliano le foglie della passiflora e attaccano i bruchi che incontrano, fornendo un’altra linea di difesa per la pianta.

 

[A sinistra] Heliconius erato, un ospite indesiderato di Passiflora spp. (Benson, 2012). [A destra] L’eliconide zebrata Heliconius charithonia (fonte qui).

 

Per milioni di anni, le passiflore si sono adattate per essere sempre un passo avanti rispetto ai loro partner animali. Delle 600 specie conosciute di passiflora, sembra esserci solo una specie che ha davvero surclassato le farfalle: Passiflora adenopoda (comunemente chiamata passiflora velcro) ha sviluppato minuscoli peli ad uncino (tricomi) che coprono le foglie della pianta come un letto di chiodi. Se un bruco dal corpo morbido lo attraversa, viene intrappolato o trafitto.

Il frutto della passiflora, sebbene esotico, è oramai popolare in Europa, Nord America e altri luoghi. Con il suo profumo e il suo aroma concentrato, viene utilizzato per aromatizzare succhi di frutta, gelatine, creme, dolciumi e cocktail. Finora, gli sviluppi commerciali sono stati basati su due specie brasiliane (Passiflora edulis e Passiflora edulis var. flavicarpa) ma sulle Ande ci sono decine di altre specie, alcune delle quali sono note per essere ancora più gustose. In Italia, la passiflora viene coltivata ma mal sopporta il gelo invernale delle regioni settentrionali. È infatti una pianta che preferisce climi caldi e soleggiati e non sopporta assolutamente il ristagno idrico, per cui è preferibile aggiungere sabbia nel terriccio. Più facile è trovarla nei giardini privati di ville di campagna, dove è coltivata per la bellezza dei suoi fiori e per il portamento a vite che la porta a colonizzare cancelli, grate e colonne.

 

Stato delle due specie spontanee di passiflora nelle regioni italiane (Celesti-Glapow et al., 2010).

 

Ultima cosa importante, la passiflora è chiaramente una pianta alloctona. Qui in basso è riportato lo stato della pianta in Italia: si tratta di una specie neofita, cioè introdotta dopo il 1500, e casuale, cioè non forma popolazioni stabili e la sua distribuzione dipende dal continuo apporto di nuovi propaguli da parte dell’uomo. Per cui non è un’invasiva pericolosa, almeno fino ad oggi.

 

 

Grazie a loro, ho scritto:

Arnoldia Archive (1990) Volume 50 Number 4. http://arnoldia.arboretum.harvard.edu/issues/262

Benson, Will (2012) Kingdom of Plants – A Journey Through Their Evolution. Kew Gardens. Collins Ed.

Celesti-Glapow, Laura; Pretto, Francesca; Carli, Emanuela; Blasi, Carlo (2010) Flora Vascolare Alloctona e Invasiva delle Regioni d’Italia. Ministero dell’Ambiente, Società Botanica Italiana, Centro di Ricerca Interuniversitario Sapienza

Ingrouille, Martin; Eddie, Bill (2006) Plants: Evolution and Diversity. Cambridge University Press.

Wikipedia. Passiflora. https://it.wikipedia.org/wiki/Passiflora

COMMENTI 0   |   Scritto da Horty in:  Senza categoria |

Locations of Site Visitors

Link FB

Link FB

Link FB

Tweets by Horty72


La Belle Verte



 
 
Link Plants