Mag
28
2019
0

20 anni in 12 minuti

 

Ogni tanto, un post autobiografico ci sta. Questa volta tocca ad una presentazione orale che ho tenuto a un congresso ad Aarhus, in Danimarca. Fin qui niente nuovo – ne ho fatte a decine – anche se la tensione che provo prima di cominciare è sempre alle stelle e non imparo mai a tenerla a bada. Il tutto sembra stressante ma è anche stimolante e. più prosaicamente, utile: incontrare nuove persone di diversa cultura e formazione è certamente faticoso, soprattutto per me che non sono di madrelingua inglese, ma allo stesso tempo permette di confrontarti e di crescere, facendoti uscire dalla tua comfort zone culturale e geografica.

Non avevo avuto il tempo di preparare la presentazione i giorni precedenti, per cui avevo 48 ore lorde (c’era anche il convegno e il sonno). Di solito ci riesco ma stavolta è stata un’altra storia. Basandomi sulle relazioni orali del primo giorno e del taglio del convegno, mi sono accorto che sarebbe stato preferibile trattare un caso particolare e studiato da molto tempo e, da questo, con un approccio olistico, arrivare ad altri argomenti, come l’uso del suolo, la qualità dell’acqua e l’inquinamento atmosferico. Sono abituato a questo approccio olistico, in fin dei conti sono di formazione un biologo con un background ecologico-ambientale e quindi ho per natura una visione generale a partire da tanti concetti particolari, per cui mi sono messo subito all’opera pensando di finire in 3-4 ore. Il canovaccio ce l’avevo tutto in testa, le slide semi-pronte, soltanto da ritoccare e ordinare; non avrei avuto problemi, pensavo. La faccenda è stata alla fine più complicata del previsto: il caso-studio era un oliveto sperimentale che seguiamo da 20 anni, su cui ho fatto davvero di tutto, da stime di erosione a misure di emissione di CO2, da indici chimici e microbiologici di fertilità del suolo a misure di scambi gassosi e di efficienza fotosintetica delle piante, dai metodi irrigui allo studio del microbiota di piante e suolo, fino, in tempi recenti, allo studio sulla macrofauna del suolo.

Il tutto doveva durare 12 minuti + 3 di domande/dibattito, e dovevo tenere in considerazione che in Danimarca non si sfora di un secondo e che farlo avrebbe significato matematicamente essere maleducato. In aggiunta, dopo di me c’era il pranzo, per cui erano tutti impazienti e affamati, ero uno dei pochi non anglosassoni della conferenza e non facevo parte di supermegaprogetti internazionali da milioni di euro. Mentre preparavo il tutto, pensavo che avrei dovuto condensare 20 anni di attività in 12 minuti, con una media di 1,6 periodico anni (circa 19 mesi) a minuto. Pensavo anche a quanto avessi fatto e pubblicato in tutti quei 20 anni, con molta passione e volontà e pochi mezzi, grazie all’aiuto delle poche ma essenziali persone che mi hanno incoraggiato e sostenuto. Credo che tutte queste sensazioni siano stati evidenti al momento della mia presentazione: il pubblico era interessato, le domande tante, io soddisfatto dell’esposizione, e il chairman, un docente dell’università di Davis, mi ha chiesto se non fossi interessato ad andarlo a trovare in California per condurre delle prove insieme. Gli ho risposto che ne avremmo parlato durante un caffè e che, tra le mie tante peregrinazioni per il mondo, a Davis c’ero già stato – e molto bene – con una borsa Fulbright.

Dopo aver chiesto il permesso agli altri autori della presentazione, mi permetto di pubblicarla. Tutte le fonti sono state citate (si tratta interamente di ricercatori del nostro gruppo), ho avuto il nulla osta dagli organizzatori del convegno e non ci sono problemi di copyright. Se siete interessati a vederla, potete scaricarla da questo sito. Riguarda l’effetto di sistemi agronomici conservativi/sostenibili o convenzionali/intensivi sulla qualità del suolo di un oliveto. Se poi volete usare qualcuna di quelle slide, avvisatemi per favore perché vi posso dare anche i riferimenti bibliografici approfonditi. Nessuna fuffa biodinamica, “solo” sistemi di agricoltura conservativa che aiutano le piante a crescere in suoli fertili, con benefici sulla produzione e sull’ambiente.

 

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