Dic
27
2021

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Mai sazi di soia

 

 

La produzione di soia (Glycine max L.) oggi fa parte di un gigantesco mercato. La trasformazione della soia da pianta alimentare a coltura economica è iniziata negli Stati Uniti. Oggi, la soia è terza nel mercato globale (dopo riso e frumento), con un mercato di circa 60 miliardi di dollari all’anno. In termini di produzione, è al nono posto, con circa 240 migliaia di tonnellate all’anno. La soia oggi è principalmente una fonte di biocarburante e di foraggio. Senza l’importazione di soia, infatti, l’allevamento intensivo non sarebbe possibile nei paesi industrializzati. Alla luce dell’aumento del consumo di carne, l’obiettivo oggi è quello di produrre il più possibile mangime per animali, i cui ingredienti principali sono appunto mais, pasta di soia o soia arrostita, poltiglia di pesce, fosfato dicalcico, sale iodato e supplementi vitaminici.

Dagli anni ’90, la cosiddetta “cintura della soia” in Sudamerica è stata tra le regioni principali di coltivazione e esportazione di soia, in molti casi geneticamente modificata. Aumentandone la produzione, la soia è stata usata per nutrire il bestiame, anche in funzione del fatto che il consumo di carne bovina è in continua crescita. Di conseguenza, l’allevamento tradizionale estensivo dei gaucho in Argentina sta diminuendo sempre di più. La domanda in rapido aumento per soia e carne sta portando alla perdita di grandi aree di foresta pluviale, savana e prateria. Quasi tutte la soia coltivata in Argentina è geneticamente modificata per resistere al glifosate, un erbicida di cui abbiamo parlato qualche mese fa, nonché il più venduto al mondo. Gli agricoltori usano trattori o aerei per spruzzare il glifosate sul loro raccolto. Secondo il Ministero della Salute argentino, rispetto alla media nazionale, in aree che prevedono l’uso su larga scala di prodotti fitosanitari muore per cancro il doppio delle persone. Solo nell’ultimo anno, si ritiene che gli agricoltori argentino abbiano spruzzato sulle colture di soia 200 milioni di litri di fitofarmaci.

 

In Argentina, le colture foraggere stanno sostituendo i pascoli e le foreste, causando l’allontanamento di pastori, allevatori di bestiame e popoli indigeni (fonte: Soil Atlas 2015; https://ec.europa.eu/jrc/ec.europa.eu/jrc/en/science-update/soil-atlas-2015).

 

Un altro tipo di OGM che è spesso usato in agricoltura è sostituito dalle colture resistenti alle erbe infestanti. Le varietà più comunemente utilizzate di queste sono le Roundup Ready di soia e mais, prodotte da Monsanto. Il gene utilizzato per la modifica è stato derivato da un batterio del suolo del genere Agrobacterium. Questi OGM sono resistenti al glifosato, consentendo al suo utilizzo di ridurre le specie infestanti tra le colture, aumentando così i rendimenti. Un organismo geneticamente modificato (OGM) è un organismo il cui materiale genetico è stato modificato, con l’introduzione di DNA proveniente da un’altra specie che è in grado di conferire un vantaggio all’OGM. Le colture GM sono abbondantemente utilizzate in agricoltura; le principali sono: mais, soia, cotone e colza. Le colture GM resistenti ai fitofarmaci rappresentano circa l’80% delle colture totali GM. Le colture GM resistenti agli insetti, come il mais BT e il cotone BT, che contengono geni del batterio Bacillus thuringiensis (BT), ne rappresentano il 20%. I pochi studi che si occupano della valutazione degli effetti delle colture commerciali GM sui microartropodi e su altra fauna del suolo hanno generalmente segnalato una mancanza di qualsiasi effetto deleterio significativo della soia resistente agli erbicidi GM sulla comunità di Collemboli nel suolo. Tuttavia, la scarsità dei dati sull’effetto delle colture GM sui microartopodi del suolo e sulla biodiversità del suolo in generale suggerisce che sono necessari ulteriori studi indipendenti per accertare i risultati. Se il terreno non è rimescolato mediante aratura, allora erbacce, parassiti e funghi possono moltiplicarsi rapidamente. Così, pratiche sostenibili come la semina su sodo e il no-tillage spesso richiedono moltissimi erbicidi e altri fitofarmaci; un mercato attraente per l’industria agrochimica e i produttori di sementi GM. I prodotti di sintesi uccidono tutte le piante e gli animali che non sono resistenti al principio attivo contenuto in essi. In America Latina, in particolare, vasti campi no-tillage seminati con soia vengono irrorati da aerei. La superficie e le acque sotterranee in queste aree sono chiaramente contaminate dal glifosato.

Abbattere e tagliare. Soltanto nel 1995, quasi 30.000 km2 di foresta pluviale in Brasile – un’area pari alla dimensione del Belgio – è stata disboscata per far posto ad agricoltura e pascolo. Nel 2013, invece, sono stati cancellati solo 5.800 km2 – un’area grande quanto il Norfolk in Inghilterra o il doppio delle dimensioni del Saarland in Germania. Ancora troppo, ma comunque un grande miglioramento. Questo cambiamento ha avuto molte cause, tra cui un forte impegno del governo brasiliano per fermare la deforestazione, i miglioramenti dei metodi di allevamento dei bovini, e i boicottaggi dei consumatori di soia e di carne bovina. In Sud America, molti pascoli sono stati persi a causa della conversione dei suoli per la coltivazione di soia. Una strategia finale sarebbe quella di ridurre al minimo la deviazione dei terreni agricoli alla produzione di colture non alimentari. La recente produzione di colture bioenergetiche (es., soia, mais e palma) su suoli precedentemente utilizzati per la produzione alimentare ha spinto un significativo cambiamento di uso dei terreni agricoli. La conversione dei terreni coltivati verso la produzione di bioetanolo e biodiesel concorre con la produzione alimentare e con ritorni di carbonio al suolo e costituisce quindi una minaccia per il suolo e per la sicurezza alimentare. I biocarburanti prodotti da colture utilizzando pratiche agricole convenzionali esacerbano i problemi correlati alle forniture idriche, alla qualità dell’acqua e all’uso del suolo. In ogni caso, si prevede ed è quasi certo che i biocarburanti non mitigheranno l’impatto dei cambiamenti climatici rispetto al petrolio. Nonostante la loro ampia adozione e la semina su sodo, la coltivazione intensiva (in gran parte di soia) e la mancanza di rotazione con altre colture, non intervallate da pascoli, hanno portato al degrado del suolo per erosione idrica e eolica, all’eccesso idrico nei suoli (waterlogging), alla compattazione e sigillatura del suolo, e ad una generale diminuzione della fertilità dei suoli.

 

Tra i sistemi di coltura in tutto il Canada, il rischio di erosione del suolo a causa dell’acqua è maggiore nei campi coltivati a patate in Canada centrale e orientale. In queste aree, vi è una forte lavorazione del suolo e poca opportunità per ridurne l’intensità attraverso le pratiche conservative di lavorazione del suolo. Altri sistemi colturali a rischio di erosione sono i campi coltivati a mais e soia in lavorazione convenzionale. Tuttavia, vi è un’opportunità significativa per ridurre questo rischio di erosione con la lavorazione conservativa. Di tutti i suoli del Canada, il rischio di erosione idrica del suolo è maggiore in aree con alte pendenze (10% o più), in particolare quelle situate nel Canada centrale e orientale, dove il rischio di erosione è intrinsecamente alto a causa del clima (fonte: FAO ETSP, 2015. Status of the World’s Soil Resources (SWSR) – Main Report. Food and Agriculture Organization of the United Nations and Intergovernmental Technical Panel on Soils, Roma, Italia; https://www.fao.org/documents/card/en/c/c6814873-efc3-41db-b7d3-2081a10ede50/).

 

In Brasile, il taglio delle pianure boschive per produrre colture annuali (soia, cotone, ecc.) ha spesso portato alla salinizzazione e/o sodicizzazione in aree in cui è aumentata la falda sotterranea. L’uso diffuso di macchine agricole, ha causato la compattazione superficiale del suolo e le scarse condizioni strutturali dei suoli superficiali, soprattutto quando associate a monocoltura di soia e a lunghi periodi di riposo invernale. Negli ultimi anni, la frontiera agricola si è ampliata, passando in aree con climi più asciutti e terreni meno fertili. Di conseguenza, l’area coltivata è aumentata da circa 15 a 32 milioni di ettari dal 1988 al 2010, e la produzione di grano, quasi stabile, è passata da circa 20 a quasi 100 milioni di tonnellate nello stesso periodo. Allo stesso tempo, il rapporto tra le colture prodotte è cambiato. Nel 1990, il mix era 37% di grano, 30% di soia e 13% di mais. Ventiquattro anni dopo (nel 2014), la produzione era: 61% di soia, 19% di mais e solo 11% di grano. Questo cambiamento è stato guidato dalla domanda di esportazione di olio e biocarburante a base di soia. Sebbene sia stato un successo in termini di risparmio di carburante e di adozione da parte degli agricoltori, questa mossa verso una monocoltura a soia sembra aver reso disoccupati molti agricoltori più piccoli. Il no-tillage è considerato essenziale per migliorare le proprietà fisiche dei suoli superficiali, specialmente se combinato con rotazioni colturali e pascoli. Nonostante la grande capacità di azotofissazione associata alla soia (vedi figura in basso), tuttavia, la prevalenza della sua monocoltura ha promosso condizioni fisiche sfavorevoli nel suolo, quali l’aggregazione massiva e laminare, la compattazione superficiale e la riduzione dei tassi di infiltrazione. Queste forme strutturali sono state capaci persino di ridurre i rendimenti della stessa soia in regime di non irrigazione.

 

Stima dell’azoto fissato dai legumi (fonte; Soils and pulses – symbiosis for life, 2016. FAO, Roma, Italia; https://www.fao.org/documents/card/en/c/56244a4c-d35a-48f8-b465-89f46f343312/).

 

Infine, qui in basso una mia foto che è esplicativa sulla deforestazione (tubi dietro), sulla produzione di soia (tubi al centro) e sul consumo di carne (tubi avanti) dagli inizi del secolo scorso ai giorni nostri. Impressionante!

 

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