Ago
20
2021
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Esche profumate

 

Allegro, morbido, qualche volta molto intenso, il profumo di un campo di piante selvatiche o di un giardino botanico ci ricorda quello di una profumeria. Ma c’è sempre qualcuno che è attratto da un particolare profumo?

Quando camminiamo in un giardino botanico, non siamo solo affascinati dai bellissimi fiori. Siamo anche circondati da un profumo che ci pervade. Percepiamo come gradevole l’odore della maggior parte dei fiori, ma non siamo noi quelli che le piante vogliono attrarre. Le piante usano sostanze aromatiche per attrarre gli insetti al loro polline e gli insetti sono ricompensati con il nettare. Con il polline nella loro “valigia”, gli insetti volano verso il fiore successivo, impollinandolo. Ma anche gli insetti hanno i loro gusti: non vanno pazzi per un odore di un fiore vecchio, ad esempio. Le piante usano normalmente un proprio profumo che è gradito ai loro impollinatori. Non sono solo i fiori a profumare, ma spesso ci sono foglie odorose, come quelle della menta o della lavanda. Il loro aroma non è solo mirato ad attrarre, ma anche a tenere a bada i nemici naturali.

Da dove proviene l’odore delle piante? Molte specie vegetali producono olii essenziali immagazzinati in forma concentrata in particolari ghiandole. Quando sono riscaldati dal sole, i composti aromatici evaporano e raggiungono gli organi olfattivi degli impollinatori. Alla fine del periodo di fioritura, le riserve di profumo si esauriscono. La missione è stata compiuta: il fiore è stato – si spera – impollinato e una nuova generazione di piante riparte dai nuovi semi.

 

Chi puzza per cercare un nuovo partner? In parole povere, la pianta ha dà puzzà? L’odore di alcune piante può a volte darci fastidio. Possono infatti puzzare di letame, feci o carne marcia, sebbene per molti questa sia pura tentazione!

Molte specie appartenenti ai generi Arum e Asarum emettono un odore di marcio, attraendo così alcuni insetti che pensano di aver trovato cibo e un buon posto per deporre le loro uova. L’odore di molte piante ci è appena percepibile mentre gli insetti lo avvertono molto più intensamente di noi. Alcuni insetti sono “campioni mondiali di annusata” e possono avvertire una singola molecola odorosa in un metro cubo di aria. I ricercatori sono affascinati da questo fenomeno e si chiedono come il potere olfattivo degli insetti possa essere emulato tecnicamente e usato, ad esempio, per costruire sensori con un’alta sensibilità agli odori.

 

Ma le api si accoppiano con i fiori? Sembra una femmina, odora come una femmina e al tatto mi sembra proprio una femmina… ma è solo un fiore…

Alcune piante sono illusioniste. Le orchidee api, ad esempio ricordano, per dimensioni, colore, odore e pelosità, una femmina di mosca, calabrone, vespa, ape o ragno a seconda della specie. Cosa vorrebbe i più un maschio? I fiori dell’orchidea specchio (Ophris speculum), ad esempio, hanno un labbro blu elettrico che ricorda le ali blu iridescenti della femmina di vespe del genere Camposcolia. Quando i maschi tentano di accoppiarsi alla femmina falsa, trasferiscono il polline da un fiore ad un atro.

 

Tutti facciamo errori: l’orchidea e la vespa scavatrice. Alcune piante formano fiori che ricordano la forma, il profumo e il colore di alcune femmine di insetto. Alcune specie di orchidee api, come ad esempio Ophrys insectifera, ingannano gli insetti maschi che vogliono accoppiarsi. Ma ecco il tranello! La femmina è un falso. Il tempo che il maschio ingannato si accorge dell’errore, ed il polline dell’orchidea è già appiccicato alla sua testa.

 

Cercasi impollinatori. Le piante sono organismi fermi nel posto in cui sono, non possono andare in giro a cercarsi un partner. Chi li aiuta con l’impollinazione?

Si comincia con il vento (impollinazione anemofila): il polline si diffonde nell’aria, come nel caso delle graminacee, delle betulle o dei pini. In primavera si possono vedere tappeti gialli di polline sulle strade e nelle pozzanghere. Incidentalmente, il trasporto tramite il vento è molto dispendioso e poco efficiente perché ci vuole molto polline per raggiungere la destinazione precisa. L’impollinazione grazie agli animali (entomofila, nel caso degli insetti), è invece molto più efficiente. Per esempio, se un’ape visita un fiore per uno spuntino, granelli di polline si attaccano al suo corpo. Alcuni di essi poi aderiscono allo stimma sull’ovario del fiore che l’ape visita successivamente, e il gioco è fatto!

 

Il vantaggio di avere una proboscide. Gli adulti delle farfalle e delle falene preferiscono cibo liquido al polline e bevono quindi il nettare dei fiori. Se il fiore è stretto e profondo, le farfalle e le falene hanno anche un vantaggio rispetto agli altri insetti. Le loro proboscidi, infatti, sono normalmente più lunghe delle mandibole dei loro competitori. La farfalla pavone (Aglais io), ad esempio, ha il migliore equipaggiamento per entrare lungo il tubo fiorale dell’arbusto farfalla (Buddleja).

 

Ingannati: la salvia e il calabrone. La salvia è una pianta che attrare preferenzialmente i calabroni, costringendoli a trasportare il suo polline. L’insetto affamato, inserisce la sua proboscide nel fiore e, con il suo peso, innesca un preciso meccanismo. Come risultato, gli stami superiori si piegano istantaneamente verso il basso, rilasciano il loro polline sul dorso dell’insetto, che lo trasporta così al fiore successivo.

Sazia o affamata: la rosa selvatica e l’ape. Alcune rose selvatiche hanno un odore dolce che attrae magicamente le api, le quali possono così rimpilzarsi di cibo. D’altro canto, la storia è differente per le rose coltivate: e loro fioriture sono spesso formate da fiori con un numero elevato di petali, come fossero un fiore dentro un altro fiore. Anche gli stami sono diversi e i petali sono spesso molto più colorati degli equivalenti selvattici. Risultato: tutto quieto nel giardino, nessun polline come cibo, nessun ronzio di insetto.

 

Chi ha la proboscide più lunga? La natura è un gioco sofisticato: anche il nettare che è nascosto profondamente trova il suo consumatore.

L’orchidea stella di Natale del Madagascar ha un fiore bianco a forma stella con uno sperone impossibile da non notare che può crescere fino a 40 cm. Il nettare è nascosto proprio sul fondo dello sperone. Come può essere impollinato questo fiore così strano? Lo sperone aveva impressionato anche Charles Darwin, il quale ipotizzò che solo una falena dalla grande proboscide sarebbe riuscita a raggiungere il nettare disposto così in profondità. E Darwin ci vide giusto. Questa falena fu infatti scoperta nel 1903 e poi fotografata con successo solo nel 1997. Il suo nome è Xantophan morganii praedicta, come si dice in questi casi: nomen omen!

 

Chi profuma di più? Abbiamo visto che i fiori producono il loro profumo sotto forma di olii essenziali in specifici peli ghiandolari. Ci sono però dei campioni mondiali nella produzione di questi profumi, come il genere Pelargonium, le cui specie crescono nel sud dell’Africa, nella regione del Capo e in Namibia. Le prime specie arrivarono in Europa più di 400 anni fa. Cosa hanno di particolare queste piante? La loro forte fragranza va dal limone alla menta, dalla rosa al pino. Inoltre, non sono solo i fiori a profumare, ma anche le foglie.

 

Biglietto di sola andata. Alcune piante carnivore hanno dei meccanismi di cattura molto subdoli, come la “trappola per anguilla”, tipica del genere Genlisea. Queste piante hanno foglie a Y rovesciata e, tra i due bracci della Y, c’è una camera vuota. Piccoli peli separano i due bracci della Y. Se ciliati, vermi o altri abitanti del suolo si trovano nelle prossimità della trappola, sono attirati da sostanze chimiche e finiscono nella vescica digestiva, dove sono digeriti dagli enzimi della pianta. La più famosa trappola di Venere (Dionaea muscipula) ha una foglia che si chiude come un libro in circa un decimo di secondo. Se una mosca, una formica o un altro piccolo animale tocca i peli sulle foglie della pianta, la trappola si chiude immediatamente. Si tratta di una delle risposte più veloci messe in atto nelle piante (al pari di quella del cocomero asinino, di cui ho parlato qui qualche tempo fa). Lo stimolo elettrico che la provoca ricorda il potenziale d’azione degli animali. Mentre però questo segnale elettrico è trasmesso lungo i nervi, nel caso delle piante va da cellula a cellula. Più l’organismo intrappolato cerca di dimenarsi, più la trappola si chiude e più succhi digestivi sono rilasciati. La digestione può durare ore: una lenta agonia.

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